il Punto Coldiretti

Nel mondo uno su tre lavora in agricoltura

Uno su tre nel mondo lavora in agricoltura o nella pesca con 2,5 miliardi di persone impegnate quotidianamente a sfamare il pianeta che molto spesso però vivono in condizioni di povertà perché manca un adeguato riconoscimento sociale ed economico del lavoro nei campi. E’ quanto emerge da uno studio presentato dalla Coldiretti all’Expo, in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura, che evidenzia come lo sfruttamento e la speculazione sul cibo alimenti il paradosso della presenza di molti agricoltori tra le oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, secondo la Fao.

Sono 570 milioni le aziende agricole presenti nel mondo delle quali ben l’88 per cento di tipo familiare, che sono la stragrande maggioranza sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Di queste ben il 35 per cento si trova in Cina, il 24 per cento in india e solo il 7 per cento in Asia Centrale ed in Europa dove l’Italia si presenta all’Expo con 155mila imprese in meno rispetto all’inizio della crisi nel 2007 e non può permettersi dl perdere l’opportunità di rilancio offerta dalla grande esposizione universale.
 
“La globalizzazione dei mercati a cui non ha fatto seguito quella delle regole ha delegittimato il cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi con gli effetti che vanno dalle speculazioni sulle materie prime agricole al furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi più poveri, il cosiddetto land grabbing” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’Expo è una enorme occasione per ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo e perseguire un modello di sviluppo sostenibile che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri.

E’ necessario – sostiene Moncalvo – lavorare sulla sovranità alimentare con politiche ed investimenti dei Governi volti a favorire la crescita delle agricolture dei diversi Paesi e regole commerciali rispettose e consapevoli del valore del cibo ma anche promuovere azioni di riequilibrio all’interno della catena alimentare che contribuiscano alla valorizzazione e alla remunerazione delle produzioni agricole”.

Oggi secondo lo studio della Coldiretti per ogni euro speso dai consumatori italiani per l’acquisto di prodotti alimentari appena 15 centesimi arrivano agli agricoltori ed in alcuni casi i compensi non sono neanche sufficienti a coprire i costi di produzione o a dare da mangiare agli animali allevati, come nel caso del latte. L’emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all’origine per i produttori perché’ questi non consentono all’agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi”, conclude il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ricordando che “occorre investire nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni territoriali per sfamare prima di tutto le popolazioni locali e sfuggire all’omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall’estero”.

A segnare il ruolo delle campagne all’interno dell’Expo c’è il padiglione della Coldiretti all’inizio del Cardo sul lato opposto all’albero della vita con una enorme scritta “No farmers no party” ed i maxivolti di veri agricoltori che tappezzano completamente le pareti esterne. Non c’è Expo, non c’è cibo e non c’è vita senza il duro lavoro nelle campagne. Le immagini degli agricoltori italiani raccolte lungo tutta la penisola testimoniano il giusto orgoglio di una professione che ha la responsabilità di nutrire il mondo.

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