Nocciole, mercato a rischio tra alti costi e prezzi bassi
L’incontro bilaterale tra Unione Europea e Turchia sul mercato delle nocciole si è tenuto quest’anno a Reus, una zona a forte vocazione corilicola della Spagna. Si tratta di un appuntamento importante per il comparto, organizzato dalla Commissione Europea con gli operatori del settore per cercare di evitare le gravi crisi di mercato che hanno caratterizzato il settore fino alla prima metà degli anni ’90; in questo contesto, la Turchia è un interlocutore fondamentale, essendo il più forte produttore ed esportatore mondiale di nocciole. Alla riunione hanno partecipato rappresentanti della D.G. Agricoltura e D.G. Sanità della Commissione Europea; da parte europea sono intervenuti rappresentanti della produzione del Copa-Cogeca di Italia, Spagna e Francia, i tre principali Paesi produttori (Coldiretti era l’unica organizzazione italiana presente, il che testimonia l’interesse delle altre Organizzazioni verso questo settore!), dell’industria dolciaria aderente a Caobisco e del commercio associata a Frucom; da parte turca, invece, erano presenti i massimi dirigenti dei Ministeri del Commercio estero, del Tesoro, dell’Agricoltura e dell’Industria, nonché rappresentanti del commercio privato, quali Tmo, Fiskobirlik, Unione degli Esportatori del Mar Nero e di Istanbul. Dai dati presentati durante l’incontro è emerso che : · nel 2007 la produzione mondiale di nocciole in guscio è stata stimata a circa 752mila tonnellate, inferiore di circa un terzo rispetto al 2006, soprattutto a causa della diminuzione dell’offerta turca per problemi climatici (Turchia: 550mila tonnelate -33%); · il 69% della produzione mondiale proviene come sempre dalla Turchia e per il 20% dall’Ue; l’Italia rappresenta il 14% dell’offerta mondiale e l’81% di quella europea, seguita dalla Spagna (che rappresenta rispettivamente il 4% e il 14%). · la Turchia, che nel 2007 ha esportato complessivamente 192mila tonnellate di prodotto sgusciato (-23% sul 2006), rappresenta anche il maggior fornitore di nocciole dell’Unione (circa il 93% del totale delle nocciole trasformate e l’87% di quelle sgusciate importate nella Comunità). I maggiori importatori europei dalla Turchia sono la Germania (25%), l’Italia (24%) e la Francia (10%). · sul mercato turco i prezzi medi nel periodo gennaio/maggio 2008 delle nocciole in guscio si sono attestati a 3,46 $/kg per la qualità “Levant” e a 4,06 $/kg per la qualità “Giresun”; · l’attuale livello degli stock di nocciole turche è molto alto, pari a circa 330mila tonnellate, di cui 313mila detenuti dal Tmo (organismo che si occupa anche degli ammassi del grano), 2.760 dal Fiskobirlick (ente ammassatore che sta esaurendo la sua attività) e 15mila tonnellate dai privati. Di questi, il Tmo ha venduto finora solo 13mila tonnellate e prevede di destinare alla trasformazione in olio altre 30mila tonnellate. Per la prossima campagna gli operatori prevedono un buon raccolto, superiore al 2007 di circa il 20-25%; a meno di eventi climatici particolari, la Turchia ha previsto un raccolto di circa 800-850mila tonnellate di nocciole in guscio, mentre l’Italia prevede di attestarsi intorno alle 110mila, la Spagna 30mila mentre la Francia dovrebbe sulle arrivare a circa 5mila tonnellate.
Per Coldiretti questo quadro è molto preoccupante: l’aumento dell’offerta mondiale supera la domanda, il ristagno dei consumi e il grosso quantitativo stoccato dalla Turchia, di cui non si conosce ancora l’utilizzo, rendono estremamente instabile il mercato e più vulnerabili i produttori comunitari. Coldiretti ha anche sottolineato il fallimento del programma di riconversione delle superfici investite a nocciole, sul quale in passato il governo turco si era impegnato a fronte dei notevoli finanziamenti ricevuti dalla Banca Mondiale per sostenere la riforma della propria agricoltura. Motivi di preoccupazione discendono anche dalla considerazione di vari problemi dei produttori italiani di nocciole, quali: · l’aumento dei costi di produzione, in particolare del gasolio e dei fitofarmaci; · la riduzione dei prodotti fitosanitari disponibili per il trattamento dei noccioleti, che rendono sempre più difficile e oneroso il contrasto delle principali malattie (come cimice e balanino), che ostacolano il rispetto degli standard di qualità richiesti dall’industria e dal mercato e determinano applicazioni di scarti e riduzioni di prezzo. Inoltre, questo favorisce la concorrenza dei Paesi terzi, che non hanno gli stessi vincoli sull’utilizzo degli agro farmaci, imposti nell’Unione; · l’inadeguatezza dei controlli fitosanitari sulle nocciole importate dai Paesi terzi, aggravato dalla possibilità di sdoganare le merci presso le strutture degli operatori privati, che non dà sufficienti garanzie di controllori pubblici efficaci ed indipendenti; · la scarsa incisività sulla commercializzazione da parte delle Organizzazioni dei produttori, che in alcune aree svolgono più un’attività di servizi che di impresa; · il delinearsi di un livello dei prezzi per la prossima campagna assolutamente inadeguato per i produttori, il che potrebbe determinare l’abbandono delle coltivazioni. Occorre, quindi, che anche la parte pubblica comprenda le difficoltà dei produttori di nocciole, la cui attività è quasi sempre localizzata in aree marginali, spesso montane e collinari, dove non esistono alternative colturali e sono già a rischio per il dissesto idro-geologico, l’erosione e l’abbandono. Nocciole: percentuale produzione principali paesi 2000 e 2007 Produzione europea nocciole in guscio 2006 (ton e %)
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