Olio di girasole ucraino contaminato, allarme in Italia
Nel 2007 l’Italia ha importato oltre 215 milioni di chili di olio di girasole dall’estero, quasi la metà dei quali (103 milioni) provenienti dall’Ucraina. Per questo motivo l’Italia è particolarmente a rischio dopo l’allarme sull’olio di semi contaminato da olii minerali lanciato nella Ue. L’allarme viene dalla Coldiretti dopo le raccomandazioni della Commissione europea agli Stati membri di ritirare dal mercato tutti i prodotti alimentari contenenti più del 10% di olio di semi di girasole prodotto in Ucraina, oltre a tutte le partite di olii di semi di girasole provenienti dall’Ucraina nelle quali la settimana scorsa è stata scoperta una contaminazione significativa (circa 7 grammi per kg) con olii minerali. Alla forte quota di olio di semi di girasole importato dall’Ucraina, si aggiunge il fatto che in Italia, anche se prevale nettamente il consumo di olio di oliva, quello di girasole è comunque il più acquistato tra gli oli di semi. "L’allarme sui rischi per la salute provocati dal consumo di olio di girasole contaminato proveniente dall’Ucraina conferma l’importanza di rendere obbligatoria l’indicazione di provenienza di tutti gli alimenti", afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini sottolineando che "di fronte ai rischi alimentari che si moltiplicano, anche per effetto dell’intensificarsi degli scambi commerciali, occorrono scelte di trasparenza strutturali per garantire la salute dei cittadini". Dopo le dichiarazioni inizialmente rassicuranti, l’allarme precauzionale lanciato dall’Unione in tutti i paesi Europei segue i dati forniti dall’Autorità europea di sicurezza alimentare di Parma (Efsa), secondo la quale gli olii minerali contenuti nell’olio di semi di girasole contaminato proveniente dall’Ucraina presentano un’alta viscosità e un basso livello di tossicità e che non c’è rischio immediato per la salute umana. Le misure raccomandate dalla Commissione Europea riguardano sia l’olio di semi di girasole che i prodotti che lo contengono, come potrebbero essere i sott’oli. Di fronte alla situazione di incertezza e considerando che al momento non è obbligatorio indicare la provenienza dell’olio di semi in etichetta ma solo il luogo di confezionamento, il consiglio della Coldiretti è quello di acquistare olio extravergine di oliva verificando che sia indicata come previsto per legge in etichetta la dicitura "olio ottenuto da olive coltivate in Italia ed estratto in Italia". Attivando al contempo nell’immediato tutte le procedure per l’identificazione del prodotto contaminato per provvedere tempestivamente al suo immediato ritiro dal mercato anche con le adeguate informazioni sulle ditte coinvolte. Infine, la Coldiretti chiede che si intervenga sulla legislazione comunitaria per estendere a tutti i prodotti alimentari l’obbligo di indicare sull’etichetta la provenienza della materia prima agricola impiegata. L’Italia – sostiene la Coldiretti – ha l’opportuntà di porsi all’avanguardia in Europa dando completa applicazione alla legge 204 del 2004 ottenuta grazie alla raccolta di un milioni di firme da parte della Coldiretti a sostegno di una iniziativa di legge popolare per l’etichettatura di origine obbligatoria. La Coldiretti intende continuare a mobilitarsi con una azione di pressing a livello nazionale e comunitario. |
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