il Punto Coldiretti

L’agricoltura che verrà alla tre giorni dei dirigenti Coldiretti

Dettare l’Agenda agricola e portare a casa i risultati. E’ stato questo il leit motive dell’ “Incontro Dirigenza” della Coldiretti che si è svolto dal 23 al 25 marzo a Roma, con la presenza dei presidenti dei direttori da tutta Italia assieme ai rappresentanti  La capacità di delineare le necessità delle imprese agricole legandole agli interessi del Paese.

Lo hanno sottolineato il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, e il presidente Ettore Prandini. E lo ha riconosciuto il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, nell’illustrazione del pacchetto di misure approvato dal Governo davanti ai presidenti e i direttori delle federazioni regionali e provinciali di tutta Italia, giunti per la tre giorni nella Capitale assieme ai rappresentanti dei giovani, delle donne, degli agriturismi e dei “senior” della più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa.

Interventi voluti e sostenuti con forza dalla Coldiretti che per sensibilizzare politici e opinione pubblica ha promosso manifestazioni a Roma e in tutte le regioni. D’altra parte il momento è difficilissimo per le imprese strozzate dal caro costi. Un incontro che ha acceso i riflettori su tutti i temi più caldi che oggi sono quelli degli aumenti stellari di gas e petrolio e delle principali commodities agricole per effetto della guerra in atto in Ucraina. E che si scontrano con i prezzi inchiodati incassati dagli agricoltori che così rischiano di produrre in perdita. Ma l’analisi della situazione italiana è stata affrontata a 360 gradi. Di guerra si è parlato ovviamente in chiave di impatto sull’economia nazionale ed europea e sull’agricoltura e l’agroalimentare in particolare, ma aprendo l’orizzonte anche a valutazione squisitamente geopolitiche, con interventi di peso come quelli del giornalista “di guerra” Domenico Quirico e dell’analista geopolitico, saggista e divulgatore, Dario Fabbri.

Ancora una volta dunque la Coldiretti è scesa sul campo confermando il suo ruolo di forza sociale e propositiva.

E soprattutto di organizzazione che non vuole perdere la “speranza”. La speranza è stato il richiamo dell’intervento di apertura del segretario generale. Speranza che non significa nascondere la realtà e cioè che saranno ancora più difficili le battaglie di sempre, dalla trasparenza a quelle contro il glifosate fino al principio della reciprocità negli accordi commerciali. Ma la Coldiretti non arretrerà di un millimetro. E allora avanti con l’impegno per tornare ad avere la sovranità alimentare, con il contrasto alla “massoneria fondiaria” e soprattutto netta opposizione al cibo sintetico. Chiederemo – ha incalzato Gesmundo “un no netto e preventivo da parte del nostro Parlamento e del nostro Governo”. E ancora parole d’ordine come servizi, comunicazione, formazione per delineare la fisionomia di un “Sindacato imprenditoriale di filiera”.

Il presidente Prandini ha illustrato i risultati ottenuti dal Governo con il decreto che ha recepito quasi tutto il “pacchetto” firmato Coldiretti. Oggi tutti parlano di autosufficienza alimentare, ma siamo stati solo noi – ha rivendicato -che abbiamo sostenuto questo obiettivo e spesso siamo stati anche attaccati, così come abbiamo contrastato con tutte le forze la delocalizzazione spinta. Molti si intestano i risultati del digestato ma qui una sola organizzazione, la Coldiretti, ha avuto la visione di Paese e grazie al premier Draghi e al ministro Patuanelli abbiano ottenuto quelle misure importanti che avevamo proposto. Che Prandini ha elencato dettagliatamente. Si parte dalla ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario fino a 25 anni con le garanzie Ismea e senza che le imprese agricole entrino nella centrale rischi. Poi il credito d’imposta per il gasolio per l’agricoltura e la pesca per alleggerire il caro carburanti. Particolarmente apprezzata l’equiparazione del digestato ai fertilizzanti chimici con il prezzo lievitato del 180%. Senza questa misura in autunno non avremmo avuto prodotto disponibile. Una battaglia che Coldiretti porta avanti da 10 anni. Un pressing riconosciuto dal ministro Patuanelli che spiritosamente ha detto di aver inserito il digestato nel decreto per non doverne più discutere con Coldiretti.

Altra operazione su cui si è battuta Coldiretti i 35 milioni di nuovi aiuti per le filiere in crisi. A seguire 1,5 miliardi del Pnrr per i pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici rurali per contenere così la bolletta energetica delle aziende senza consumare suolo fertile. Prandini ha anche annunciato che è atteso per la prossima settimana il decreto attuativo e ha evidenziato la convenienza dell’investimento: oggi con i contributi a fondo perduto del 40% nel Centro Nord e del 50% al Sud sarà possibile ammortizzare i costi in un anno e mezzo e alleggerire il costo dell’energia. Bene anche 1,2 miliardi per i contratti di filiera uno strumento su cui la Coldiretti ha investito e da tempi non sospetti. Il presidente ha ricordato poi lo sblocco degli 86 milioni per gli allevamenti. E infine i 200 milioni del bando per gli indigenti destinato a ristorare i nuclei familiari in difficoltà che con la guerra sono destinati ad aumentare.

Molta delusione invece per il pacchetto messo a punto dalla Commissione europea. I 500 milioni della riserva di crisi, che per l’Italia si traducono in 50 milioni, per Prandini sono “una provocazione”. Impensabile stanziare questi pochi spiccioli mentre si proclama la necessità che l’agroalimentare sia centrale nelle scelte di carattere strategico e diventi protagonista per dare risposte ai bisogni economici e sociali dei cittadini.

La globalizzazione spinta che porta ad acquistare dove il prezzo è più basso provoca fenomeni gravi di distorsione legati anche alla manodopera minorile. Ecco perché serve il principio della reciprocità. Insomma da Bruxelles la Coldiretti si aspettava scelte più incisive e coraggiose.

Per quanto riguarda le ulteriori richieste che dovrebbero completare il “pacchetto” di sostegni nazionale Prandini ha messo al primo posto l’acqua e ha rilanciato al ministro il piano invasi della Coldiretti che punta a recuperare l’acqua in un Paese che ne conserva solo poco più del 10% per “riconsegnarla” alle popolazioni e al mondo agricolo. Senza acqua – ha aggiunto – non si può realizzare cibo di qualità. E sul tema degli invasi è intervenuto anche Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, che ha spiegato come il futuro delle energie rinnovabili sia condizionato proprio dagli invasi. Se infatti – ha ricordato – le difficoltà e le lungaggini burocratiche frenano l’eolico e il fotovoltaico, il problema – ha detto Tabarelli- si può risolvere con gli invasi per la produzione di energia elettrica.

Un assist importante e che dunque spinge a sostenere il progetto “laghetti” che potrebbe trovare i finanziamenti nel Pnrr utilizzando anche – ha chiesto Prandini – quel 40% delle risorse destinate ai Comuni. Se si sta rivelando difficile mettere in campo progettuali a livello nazionale come è possibile – si è chiesto – pensare che tali progettualità possano arrivare dagli uffici tecnici dei Comuni? Questa è la stagione degli invasi è il messaggio consegnato da Prandini a Patuanelli al quale ha chiesto di essere “il grillo parlante all’interno del Consiglio dei ministri”.

La Coldiretti spera molto dai nuovi ettari sottratti al set aside. Per ora si tratta di 200mila ettari a cui se ne potrebbero aggiungere altri 800mila. In questo modo nei prossimi dieci si potrebbe creare un milione di nuovi posti di lavoro. Il numero uno della Coldiretti ha rivendicato anche il successo del provvedimento di contrasto alle pratiche sleali e ha annunciato che sarà offerto il supporto dell’ufficio legale a chi denuncia contratti a prezzi inferiori ai costi di produzione. Mai più aste al doppio ribasso e sotto costo perché “li paghiamo noi agricoltori”. No ancora ai cibi sintetici: chiediamo perciò al nostro Governo un atto coraggioso per bandire la commercializzazione di tutto ciò che è prodotto in laboratorio. E infine l’etichettatura. Da estendere anche ai ristoranti così come ha fatto la Francia. La Coldiretti su questo fronte non vuole derive sull’onda dell’emergenza. Non vuole che si ripeta quanto sta accadendo con l’olio di semi di girasole. La carenza di prodotto ha spinto il ministero dello Sviluppo economico ad autorizzare l’uso dell’etichetta che oggi indica l’olio di girasole anche per gli altri olii vegetali. Con il rischio che ritorni sulle tavole surrettiziamente l’olio di palma.

E infine il contrasto alla fauna selvatica con la revisione della legge 157.

Il ministro Patuanelli, da parte sua, in merito agli interventi della Commissione Ue ha affermato che una risposta per sostenere l’attività produttiva potrà arrivare solo ricorrendo al debito comune europeo. Dopo due anni di pandemia e ora la guerra, con sistemi produttivi che hanno delocalizzato alla ricerca del prezzo più basso della manodopera questa economia è saltata in aria in un attimo. E ha ringraziato a questo proposito la Coldiretti per un’altra battaglia importante che ha consentito di introdurre la condizionalità sociale nella nuova Pac.

Piena condivisione anche sull’acqua che è ”il petrolio dei prossimi 50 anni”. E il piano invasi- ha sostenuto il ministro – ha due benefici: captare più acqua per l’agricoltura e creare bacini di accumulo per l’energia. Ma ha – aggiunto – le cose si devono fare ora altrimenti non arrivano risposte per ridurre la dipendenza energetica.

Quella dipendenza che è stata al centro dell’analisi di Tabarelli che ha prospettato un ulteriore aumento del prezzo del petrolio (ancora non ai massimi) che potrebbe aggravare lo choc perché di greggio e gas in giro per il mondo non ce n’è: “O qui scendono i prezzi o chiudono tutti”.

Un’analisi altrettanto spietata è stata fatta anche da Felice Adinolfi, professore all’Università di Bologna e direttore del Centro Studi Divulga. Veniamo già – ha spiegato- da una stagione di prezzi alti per gli effetti climatici e il Covid, siamo inoltre in un mercato che batte moneta a Chicago e anche nel caso di una risoluzione del conflitto la situazione resterà così per almeno altri 36 mesi. Ed è tornato sulla clausola di reciprocità evidenziando come gli standard di sicurezza alimentare Ue siano lontani da quelli del resto del mondo: 1/4 dei pesticidi degli Usa e 1/3 del Brasile non sono ammessi in Europa. Ha definito il Green deal “Green bill” e ha aggiunto che approvvigionamenti ed ecologia possono marciare di pari passo perché è possibile liberare 9 milioni di ettari a riposo che possono essere coltivati rispettando la sostenibilità grazie all’uso della genetica sostenibile, dell’agricoltura di precisione e delle agroenergie.

 

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