Pane, serve più trasparenza sull’origine del grano
“C’è sicuramente un margine da recuperare per garantire un giusto compenso agli agricoltori, senza pesare sui cittadini che sono costretti a ridurre gli acquisti, ed evitare la scomparsa delle coltivazioni di grano Made in Italy. Soprattutto con la diffusione del pane confezionato servono interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato ed evitare che venga spacciato come italiano quello importato da Turchia, Kazakistan o altri Paesi”. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell’iniziativa promossa ad Expo, dove è stata allestita la più ampia rassegna delle specialità tradizionali delle diverse regioni, dal Pane di Cerchiara della Calabria al pane di Lariano del Lazio fino al Miccone della Lombardia. Il prezzo del pane è fortemente variabile lungo lo stivale con valori che raddoppiano tra Napoli, dove costa 1,90 euro al chilo, e Bologna dove si spende 3,98 euro al chilo, mostrando una incredibile variabilità tra le diverse città con valori che variano tra i 3,57 euro al chilo a Milano, 2,67 a Torino, 2,72 euro al chilo a Palermo, 2,50 a Roma e 2,81 a Bari. La differenza delle quotazioni è una evidente dimostrazione che l’andamento del prezzo del pane dipende solo marginalmente dal costo del grano che è fissato a livello internazionale al Chicago Board of Trade e non mostra quindi differenze tra le diverse città. Peraltro negli anni della crisi è crollato del 27 per cento il prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori, ma quello del pane ha continuato ad aumentare con un incremento del 6 per cento dal 2007. Con il consumo di pane crollato ai minimi storici sono inoltre a rischio le centinaia di specialità tradizionali che con forme, colori e sapori diversi hanno segnato per secoli la storia, la cultura e la tradizione dei territori lungo tutta la penisola. Gli italiani ne mangiano oggi circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona. Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, se ne consumavano ben 1,1 chili a persona al giorno. Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane che nei tempi recenti sono scesi – sottolinea la Coldiretti – nel 1980 intorno agli 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 a 197 grammi, nel 2000 a 180 grammi, nel 2010 a 120 grammi e nel 2012 a 106 grammi per arrivare a meno di 100 grammi già nel 2013. |
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