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Patate da industria, firmato l’accordo per il 2009

Lo scorso 21 maggio è stato siglato, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, l’accordo interprofessionale per le patate da avviare alla lavorazione industriale, valido  per la campagna 2009.

Il ritardo di quest’anno rispetto alle campagne precedenti, nelle quali l’accordo è stato siglato nei mesi di febbraio-marzo, è dovuto sostanzialmente ad una faticosa trattativa tra le parti, agricola ed industriale, per arrivare ad una intesa, in particolare sui prezzi.

Infatti, l’industria è partita con una posizione molto rigida, chiedendo drastici riduzioni sui prezzi di cessione delle patate per poter controbilanciare gli effetti della crisi ed il calo dei consumi. Alla fine è stato raggiunto un accordo che, dopo gli aumenti dei prezzi fatti registrare negli anni precedenti  (+12,5% nel 2007 e +7% nel 2008), prevede quest’anno una parziale riduzione dei prezzi (1-2%), a fronte però di un aumento dei quantitativi che possono essere trasformati (+6,5%), che potrebbe avere effetti positivi anche sul mercato del fresco.

Lo schema dell’accordo 2009 ricalca, sostanzialmente, quello degli anni precedenti, ed in sintesi prevede:

– un obiettivo di 170.000 tonnellate di patate da avviare alla trasformazione in questa campagna (+6,5% sul 2008), nel quadro del programma poliennale 2008/2011, che prevede la possibilità di incrementare, in tale periodo, i quantitativi del 20%;

tre possibili opzioni di pagamento della materia prima:

a) opzione 1: i prezzi devono essere definiti nei contratti, a livelli comunque non inferiori ai prezzi indicativi di: per la fascia A= 149,00 euro/ton (per chips, -1,3%), per la fascia B = 134,00 euro/ton, più un eventuale bonus e malus (per sticks, -2,8%), per la fascia B1 = 109,00 euro/ton (-1,8%) e per la fascia C = 28,00 euro/ton (per surgelati, nessuna variazione);

b) opzione 2: i prezzi vengono definiti al momento della scavatura delle patate, confrontando i prezzi del mercato rilevati dall’osservatorio nazionale della patata con i prezzi indicativi, di cui all’opzione precedente.
In particolare, se il prezzo di mercato sarà maggiore del prezzo indicativo, a questo verrà aggiunto il 50% della differenza  tra i due prezzi; nel caso contrario, il 50% della differenza tra i due prezzi si diminuirà dal prezzo indicativo. Tuttavia, se il prezzo di mercato scende al di sotto del costo di produzione medio, che per il 2009 è stato calcolato in 115,56 euro/ton  (+3,9 % sul 2008), il prezzo di cessione non potrà essere inferiore a 134,50 euro/ton per la fascia A e a 127,00 euro/ton per la fascia B.

c) opzione 3: possibilità di rivedere i prezzi di cui ai punti precedenti, indicati sui contratti e in accordo tra le parti, se l’industria effettuerà investimenti nella fase di produzione agricola al fine di consentire il contenimento dei costi di produzione e di adeguarli a quelli della concorrenza del Nord Europa.

– la stipula dei contratti entro il 10 giugno 2009 (anziché il 31 maggio, per il ritardo nella firma), utilizzando il modello unico di contratto allegato all’accordo, da parte delle associazioni pataticole e delle industrie indicate nell’apposito elenco;

– il rispetto dei tempi di pagamento della materia prima. Per le industrie inadempienti è prevista l’esclusione dall’Accordo Interprofessionale nella Campagna successiva.

– il riferimento a norme di qualità per le patate da industria, relativamente alle fasce A, B, B1 e C.

L’accordo interprofessionale per le patate, che vanta un primato storico, in quanto viene sottoscritto con continuità da più di venti anni, è uno strumento importante ai fini di una corretta gestione del mercato, in particolare per un settore che non è regolamentato da una specifica Organizzazione comune di mercato.

Infatti, consente agli operatori di disporre di un quadro di certezze per programmare gli investimenti (sia agricoli che industriali), di rafforzare la filiera e di ridurre gli approvvigionamenti dall’estero – che sono passati dal 70% del 1989 all’attuale 20% dei nostri giorni – con beneficio della produzione nazionale, ma anche della bilancia commerciale.

Va infine ricordato che, dopo il pomodoro, la patata è la seconda coltura orticola più diffusa nel nostro Paese: nel 2008 sono stati investiti a patate 70.649 e raccolti circa 16 milioni di quintali (di cui il 20% patate novelle, dati Istat) per un valore di oltre 600 milioni di euro.

La patata, inoltre, è presente praticamente in tutte le regioni italiane, dal nord al sud, con un periodo di raccolta molto ampio, differenziato nell’arco di 10 mesi, a differenza dei Paesi del nord Europa dove la raccolta dura 40-50 giorni al massimo, che ci consente di disporre di un prodotto fresco quasi tutto l’anno.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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