il Punto Coldiretti

Per l’Antitrust la frutta è più cara al supermercato che al mercato

Per acquistare frutta e verdura la Grande distribuzione organizzata è meno economica rispetto ai mercati rionali. E’ quanto emerso dalla relazione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Carla Rabitti Bedogni, intervenuta al XI Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con lo Studio Ambrosetti.

“Limitatamente ai prodotti ortofrutticoli – ha spiegato, infatti, la Rabitti Bedogni al Forum della Coldiretti -, l’indagine conoscitiva ha evidenziato come la GDO, non riesca ad utilizzare, a meno di non trovare fornitori di dimensioni e caratteristiche adeguate, gli stessi criteri di marketing di acquisto che utilizza per gli altri prodotti (centrali di acquisto, piattaforme distributive centralizzate, ecc.). Ne derivano costi di approvvigionamento più elevati e, dunque, un’offerta relativamente meno economica rispetto ai mercati rionali. L’accorciamento della catena derivante dalla distribuzione diretta del produttore, come i farmers’ market, i mercati degli agricoltori, rappresenta un’alternativa concreta”.

Secondo la relazione “l’Autorità vede con favore i processi di aggregazione tra produttori agricoli. L’indagine conoscitiva ha confermato un eccesso di frammentazione e una scarsa organizzazione che  rendono inadeguato il primo stadio della filiera rispetto alle esigenze di continuità, standardizzazione e assortimento delle forniture espresse dagli operatori della distribuzione moderna”.

“L’eccessiva lunghezza della filiera – ha continuato l’Autorità garante della concorrenza e del mercato al Forum Coldiretti – da un lato, riduce i margini dei produttori e aumenta quelli delle fasi intermedie (non sempre a fronte di un valore aggiunto), dall’altro, data l’incomprimibilità degli stessi margini oltre un certo livello, produce un effetto di aumento dei prezzi per il consumatore finale. In questa prospettiva, vanno visti con estremo interesse le esperienze non ancora diffuse di farmers’ market (ovvero la presenza diretta dei produttori nella fase finale della distribuzione)”.

“Le autorità di concorrenza europee hanno tradizionalmente adottato un atteggiamento “benevolo” nei confronti della Grande Distribuzione Organizzata, laddove i risparmi di costo e la maggiore efficienza derivanti dagli acquisti centralizzati e dalle economie di scale venivano in buona misura trasferiti a valle a favore dei consumatori. Tuttavia – ha concluso la Rabitti Bedogni al Forum di Cernobbio della Coldiretti – la lettura “benevola” sin qui privilegiata anche dall’Autorità italiana potrebbe mutare radicalmente laddove emergessero contatti tra catene ovvero tra centrali d’acquisto. In questa ipotesi, l’esercizio, a volte anche ruvido, del potere contrattuale nei confronti dei fornitori non troverebbe più alcuna giustificazione e anche i vantaggi per i consumatori finali rischierebbero di essere significativamente ridimensionati”.

Secondo l’ultima indagine conoscitiva dell’Antitrust i prezzi per l’ortofrutta moltiplicano di tre volte dalla produzione al consumo e i ricarichi variano dal 77 per cento nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103 per cento nel caso di un intermediario, al 290 per cento nel caso di due intermediari, al 294 per cento per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale).

Proprio per tagliare le intermediazioni ed arrivare ad offrire prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo Coldiretti ha lanciato un progetto per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana attraverso la rete di Consorzi Agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole.

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