Pesca Ue, raggiunto l’accordo sulla Riforma ma restano i dubbi
La chiusura dell’accordo sulla Politica Comune della Pesca in Europa (P.C.P.) rappresenta un fatto positivo ed uno strumento indispensabile per la guida del comparto ittico, ma restano perplessità sui punti cardine che sono stati oggetti di inteso dibattito nei mesi scorsi e sui quali erano stati trovati accordi di massima non del tutto soddisfacenti. E’ il commento di Coldiretti Impresa Pesca al raggiungimento a Bruxelles dell’intesa politica tra Parlamento, Consiglio dei Ministri e Commissione europea sulla riforma nel sottolineare che la pesca e l’acquacoltura Comunitaria non soddisfano i mercati dell’Unione, e circa la metà dei consumi di pesce del Vecchio Continente dipendono delle importazioni. In Europa, per evidenziare il deficit produttivo, resta ancora un altro mese prima che il pesce comunitario finisca, secondo il dossier “Fish dependence day”. Dal 4 luglio prossimo l’Europa inizierà, infatti, inizia a essere dipendente dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di pesce. Dal 1993, le catture della Ue sono infatti diminuite costantemente, con il crollo del 25 per cento del pescato, mentre le imprese sono diminuite di circa il 30 per cento e si sono persi circa 18.000 posti di lavoro. Il tutto in un trend di aumento dei consumi dell’ittico degli ultimi 20 anni, frenati solo nel 2012 – 2013 per il coinvolgimento del settore nella crisi generale, che ha portato ad una regressione di consumi pro-capite da 22 chili a 19 chili annui. |
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