il Punto Coldiretti

Pomodoro da industria, accordo al Nord ma contrattazione interprofessionale affondata e penalità eccessive

Nell’ambito del Distretto del pomodoro da industria del nord, è stato raggiunto l’accordo per le condizioni contrattuali relative al raccolto 2015. Le condizioni per i prossimi trapianti prevedono una sostanziale conferma delle griglie qualitative, con una modifica, in riduzione, del moltiplicatore per i difetti minori, che passa da 0,4 a 0,3, mentre il valore base cento dei gradi Brix resta fissato a 5.00 ed inalterata rimane anche la scaletta per i difetti maggiori.

Il prezzo indicativo oscillerebbe attorno ai 92€/T, lo stesso dello scorso anno, quando era previsto un premio di un euro alla tonnellata se non si fossero superati, come è stato, gli obiettivi di produzione individuati in 2,4 milioni di tonnellate. Per il 2015 è stato ripreso questo meccanismo di penalizzazione legato al superamento dell’ obiettivo complessivo di produzione, introducendo anche una premialità nel caso di una produzione inferiore.

Pertanto, nel caso che il raccolto dell’area nord rimanga tra i 2,65 e 2,45 milioni di tonnellate, non vi saranno scostamenti dal prezzo che sarà indicato sui contratti. Per consegne superiori a 2,65 milioni di tonnellate vi sarà una penalità di 0,5€/tonnellata ogni 50.000 tonnellate in più, fino ad una decurtazione massima di 3€/T, applicata su tutti i quantitativi, non solo sulla parte eccedente. Se il raccolto dovesse essere inferiore a 2,45 milioni di tonnellate, scatterebbero i premi. Per consegne inferiori a 2,45 milioni di tonnellate vi sarebbe un premio di 0,5€/tonnellata ogni 50.000 tonnellate in meno, fino ad un valore massimo di 3€/T, applicato su tutti i quantitativi.

La resa per ettaro, nei contratti di fornitura, dovrà essere compresa tra 69 e 71 tonnellate (si ricorda che la resa media del 2014 è stata pari a 65,02T/ha, mentre la media triennale si colloca sui 69,19€/T) ed il quantitativo previsto in ogni singolo contratto sarà soggetto ad una variabilità tra -4% e +4%. L’accordo, ed i suoi effetti, sembrano giocarsi molto sulle quantità prodotte. E’ chiaro che in una situazione del genere le Op del pomodoro avranno un ruolo fondamentale per centrare un obiettivo di produzione che possa massimizzare il prezzo, meno chiaro è come verrà disciplinato il rapporto diretto, quando ci fosse, tra l’impresa agricola e l’industria, con quale tipo di contratto, come e se verrà conteggiato quel quantitativo di pomodoro.

Visto lo scenario di prezzi poco interessanti per i cereali, è consistente il rischio di una crescita nelle superfici e nelle rese che si tradurrebbe in una produzione oltre gli obiettivi con le conseguenti penalizzazioni sul prezzo, già in partenza non particolarmente soddisfacente. Non è stata messa mano, se non in modo marginale, alla griglia qualitativa, mentre sarebbe stato interessante e stimolante cercare di premiare maggiormente la qualità del prodotto in funzione della tipologia di derivato. E sarebbe stato importante trovare una formula per evitare che in presenza di un andamento climatico particolarmente avverso, ai danni del maltempo si aggiungano penalità eccessive.

Il rischio è pertanto quello legato alle penalità: penalità sulle quantità e penalità eccessive in caso di andamento climatico avverso, che potrebbero tagliare il prezzo, in caso di una concorrenza di eventi sfavorevoli, ancora più di quanto visto nel 2014. Secondo il Vicepresidente nazionale di Coldiretti, Mauro Tonello, “Il prezzo bloccato su quello del 2014, nonostante l’industria abbia chiesto di aumentare la produzione, contraddice una regola fondamentale del mercato per cui con l’aumento della domanda dovrebbe aumentare anche il prezzo, ma ciò che è veramente devastante è la possibilità dell’industria di contrattare l’acquisto di pomodoro fuori dal territorio e al di fuori del contratto interprofessionale. In pratica si dà il via libera a contratti privati tra singole industrie e singoli produttori senza che questi quantitativi rientrino nel conteggio della produzione prevista dall’accordo.

Non riusciamo a capire l’esultanza dei tanti sostenitori dell’interprofessione, compreso qualche luminare universitario – commenta Tonello – quando è chiaro che questi contenuti denotano una sola cosa: l’affossamento degli accordi interprofessionali e la negazione di qualsiasi possibilità di raccordare domanda e offerta”. Secondo Tonello, “A questo punto è necessaria una serie riflessione sugli strumenti dell’interprofessione e lasciare che i produttori agricoli possano scegliere i sistemi di rappresentanza che preferiscono, adottando come prima regola la trasparenza e i veri contenuti degli accordi e delle richieste industriali”.

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