il Punto Coldiretti

Pomodoro da industria, al Nord accordo beffa

E’ stato raggiunto, con grave ritardo, nell’ambito del distretto nord del pomodoro da industria, l’accordo per le condizioni contrattuali relative al raccolto 2016, mentre al centro-sud continuano le trattative. L’intesa per la campagna 2016 al nord ripropone il meccanismo di penalizzazione legato al superamento dell’obiettivo complessivo di produzione, con premi nel caso di una produzione inferiore.

Se il raccolto dell’area rimarrà tra i 2,35 e i 2,55 milioni di tonnellate (la forchetta era tra 2,45 e 2,65 milioni di tonnellate nel 2015), non vi saranno scostamenti dal prezzo che sarà indicato sui contratti. Per consegne superiori a 2,55 milioni di tonnellate vi sarà una penalità di 0,05€/tonnellata ogni 5.000 tonnellate in più, fino ad una decurtazione massima di 3€/T, applicata su tutti i quantitativi, non solo sulla parte eccedente. Per consegne inferiori a 2,35 milioni di tonnellate è previsto un premio di 0,05€/tonnellata, fino ad un valore massimo di 3€/T, ogni 5.000 tonnellate. Il prezzo indicativo dovrebbe oscillare attorno a 85,2€/T, il 7,4% in meno del prezzo indicativo del 2015.

E’ chiaro che in una situazione del genere, visto il ritardo dell’accordo, è utopistico pensare di poter oggi agire sul contenimento delle superfici. La parte agricola si dovrà fare carico del taglio dei prezzi e delle superfici, o solo dei prezzi, se le superfici non dovessero risultare eccessive, mentre la parte industriale, oltre a beneficiare del calo dei costi per l’acquisto del pomodoro, avrà la possibilità, in caso di necessità, di approvvigionarsi dalla Cina o dagli Usa o dalla Spagna, di quanto non sarà stato consentito produrre alle imprese agricole italiane.

Una bella e costruttiva logica di filiera, non c’è che dire. Intanto cambia ancora lo scenario dei fornitori di semilavorati per l’industria italiana, che chiede, sia al nord che al centro-sud, alla parte agricola di ridurre, oltre al prezzo, anche le superfici, ma che poi aumenta le importazioni di semilavorati, con la Cina che è ritornata leader di queste forniture. Confrontando i dati Istat relativi alle importazioni degli ultimi 3 anni, la Cina è passata da 14.000 tonnellate di esportazioni verso l’Italia a più di 67.000 tonnellate, scavalcando la Spagna e, soprattutto, gli Stati Uniti.

La crescita cinese trascina il dato complessivo delle importazioni che superano le 180.000 tonnellate, un quantitativo che possiamo stimare essere equivalente ad 1 milione di tonnellate di pomodoro fresco, ovvero circa il 18% della produzione italiana destinata alla trasformazione industriale nel 2015 (5,3 milioni di tonnellate). Secondo il vicepresidente di Coldiretti Mauro Tonello, l’accordo sul prezzo raggiunto dal tavolo per la contrattazione del pomodoro da industria del nord, tra industrie di trasformazione e organizzazioni di produttori, è una presa in giro, non solo per il prezzo calato ulteriormente e pesantemente, ma soprattutto per la penalizzazione o premialità prevista in base ai quantitativi che non è accettabile, vista la tempistica: i produttori sono già quasi alla fine dei trapianti, non gli si può dire ora quanto devono coltivare per ottenere il prezzo migliore.

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