il Punto Coldiretti

Presentata la Strategia energetica nazionale, 170 mld di investimenti

Con la firma del decreto interministeriale è stata presentata la Strategia Energetica Nazionale (#Sen). Con 170 miliardi di investimenti in infrastrutture (30 miliardi), rinnovabili (35 miliardi) ed efficienza (110 miliardi), la nuova Sen detta le linee strategiche che l’Italia adotterà con il Piano Clima Energia, in negoziazione con la Commissione UE, per ridurre del -39% le emissioni climalteranti al 2030 e avvicinarsi alla Roadmap prevista al 2050.

Tre sono gli obiettivi: competitività per ridurre il prezzo dell’energia, a tutela soprattutto del settore industriale con un nuovo Piano Energivori che partirà nel 2018; ambientali per raggiungere la de-carbonizzazione del sistema energetico, grazie al programma di dismissione delle centrali a carbone entro il 2025, all’efficienza energetica e la diffusione delle tecnologie rinnovabili basso-emissive; sicurezza di approvvigionamento e flessibilità del sistema, con una riduzione della dipendenza energetica del -12%, grazie soprattutto al gas e agli investimenti sulle reti.

Sulle fonti rinnovabili gli obiettivi sono un punto percentuale sopra quelli europei, con il -28% sui consumi complessivi lordi al 2030 (con il consuntivo del 2015 avevamo già raggiunto il -17,5%). La quota di rinnovabili elettriche al 2030 sarà del 55% (oggi siamo al 33,5% circa), con una crescita delle rinnovabili grazie al miglioramento delle costo delle tecnologie. Fotovoltaico ed eolico guideranno la transizione. Per questo, le tecnologie mature e ormai vicine alla market parity, come il fotovoltaico, saranno sostenute con contratti al lungo termine nel caso di grandi impianti centralizzati, e la promozione dell’autoconsumo per i piccoli impianti. L’obiettivo è triplicare la produzione elettrica solare, passando dagli attuali 23 a 72 TWh anno, che significa decuplicare le installazioni.

L’eolico sarà sostenuto sia nei nuovi impianti che nei ripotenziamenti, grazie a procedure autorizzative semplificate. Gli strumenti di sostegno per i piccoli impianti saranno gli incentivi dedicati e l’abilitazione agli autoconsumi, accompagnati solo fino al 2020 dai meccanismi di registro corretti da strumenti che stimolino la riduzione dei costi. Mentre i grandi impianti saranno sostenuti con sistemi di aste competitive fino al 2020, eliminando eventuali floor price ed adottando un approccio di neutralità tra tecnologie. Lo strumento di sostegno sarà quello dei contratti per differenza a due vie (ovvero con restituzione dell’incentivo qualora il prezzo dell’energia supera quello della tariffa). Poi con contratti di lungo termine tra produttori e consumatori (PPA).

Tali obiettivi saranno raggiunti sia con i ripotenziamenti del parco esistente, in particolar modo dell’idroelettrico ed eolico, che con la realizzazione di nuovi impianti prestando massima attenzione al contenimento del consumo dei suoli agricoli.

Gli interventi di efficienza energetica hanno l’obiettivo di ridurre di 10,2 MTep i consumi finali lordi al 2030. L’agricoltura congiuntamente al settore dei servizi, ha come sottobiettivo il 2,3 MTep. I principali strumenti di sostegno saranno i Certificati Bianchi, la riforma dell’ecobonus, con la revisione delle agevolazioni, estensione della portabilità, l’attivazione di un fondo per l’ecoprestito e di un ecobonus per il verde privato.

Per quanto di interesse il settore agricolo sarà coinvolto negli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 in particolare nel settore dei trasporti agricoli (-23%) e allevamenti (-6%), in vista dell’adozione del Piano Clima Energia.

In generale le bioenergie dovranno essere più efficienti, con bassi livelli di emissioni e valorizzate se provenienti da scarti, rifiuti agricoli o urbani e prodotti di secondo raccolto. Per gli impianti esistenti, ad esclusione dei bioliquidi, si prevede un mantenimento a condizioni più efficienti. E l’incentivazione di nuovi piccoli impianti connessi all’economia circolare. Mentre le biomasse si dovranno ridimensionare essendo necessaria un’evoluzione tecnologica per minimizzare l’emissione di polvere sottili. Tuttavia in connessione con il sistema agroforestale e per promuovere una concorrenza leale sul mercato delle materie prime, che non sia alterato dal livello degli incentivi, si cercherà di non perdere l’attuale quota di produzione purché sia assicurato il principio della “cascata” con filiere che non risultano impattanti con il settore agricolo.

Il biometano sarà principalmente destinato al settore dei trasporti, grazie alla realizzazione di impianti di media e grande taglia. Secondo i dati della Sen già oggi il biometano può contare su un potenziale di circa 2,5 miliardi di metri cubi, con un potenziale massimo teorico di crescita stimato al 2030 pari a 8 miliardi di metri cubi. Il potenziale tiene conto di 2,7 miliardi di metri cubi di biometano proveniente dello sfruttamento di 400 mila ettari (3% della SAU) da dedicare a colture di primo raccolto a scopo energetico, 2,7 miliardi di metri cubi di biometano provenienti da scarti di produzione agricola (per i quali si è ipotizzato al 2030 di avviare a digestione aerobica più della metà) e altri 2,7 miliardi di metri cubi di biometano provenienti da colture di integrazione su circa 700 mila ettari (16% della SAU).
Lo sviluppo del biometano consentirà di destinare almeno una parte del biogas usato per la produzione elettrica soprattutto ai trasporti, nel quale potrà sostituire biocarburanti di importazione senza oneri aggiuntivi per i consumatori. Mentre per il biometano immesso in rete si prevede l’utilizzo del sistema di Garanzie di Origine, così come proposto dalla bozza del DM biometano notificato alla CE e forme di incentivazione che risulteranno comunque inferiori a quelle presenti per il biogas.

Nel mondo delle rinnovabili termiche, lo sviluppo del settore Riscaldamento & Raffrescamento deve tenere conto del problema emergente degli impatti emissivi degli impianti a biomasse solide, rilevante dal punto di vista ambientale e degli effetti sanitari che genera. Visto che è stata avviata dalla Commissione Europea la seconda fase della procedura di infrazione contro l’Italia per l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto. Pertanto nel breve termine la sostituzione di vecchi impianti con impianti di riscaldamento a biomasse sarà possibile se ad alta efficienza e ridotte emissioni, con limitazioni di accesso all’ecobonus più stringenti. Diversamente, le pompe di calore elettriche e a gas, considerato il loro alto rendimento, avranno un crescente peso nel mix termico rinnovabile, ulteriormente supportato dal progresso tecnologico del settore, nel quale potranno confrontarsi le diverse prestazioni e caratteristiche di pompe elettriche e a gas.

Nel settore dei Trasporti, l’obiettivo delle rinnovabili è del 17% – 19% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015. Il punto di partenza è la necessità che i biocarburanti siano prodotti in maniera sostenibile senza creare impatti negativi sull’ambiente (e.g., disboscamenti) o sugli usi alimentari dei terreni.
Per questo motivo, a partire dal 2018 si sperimenterà una quota minima di biocarburanti avanzati da immettere al consumo, che verrà incrementata di anno in anno. Inoltre, con il recepimento della direttiva 1513/2015 è stato introdotto un tetto massimo annuo di immissione al consumo di biocarburanti tradizionali. Poi, per il periodo 2021-2030, come proposto dal Clean Energy Package, con dei limiti massimi annui di immissione al consumo di biocarburanti di prima generazione, e dei limiti minimi annui di immissione al consumo di biocarburanti di seconda e terza generazione.

Mentre il biometano avanzato, prodotto principalmente da residui e scarti, rappresenta una soluzione percorribile per la produzione nazionale di biocombustibili avanzati. Il biometano immesso in rete ed utilizzato per i trasporti verrà incentivato tramite il rilascio al produttore di Certificati di Immissione in Consumo (CIC) di cui al decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 10 ottobre 2014 e alla bozza del DM biometano sottoposta a consultazione il 16 dicembre 2016 per la cui emanazione si attende l’esito della notifica alla Commissione Europea.

In questi scenari il tema del consumo di suolo e tutela del paesaggio sembra essere piuttosto una sfida regolatoria.
Secondo gli indirizzi della Sen per i grandi impianti fotovoltaici, occorre regolamentare la possibilità di realizzare impianti a terra, oggi limitata quando collocati in aree agricole, armonizzandola con gli obiettivi di contenimento dell’uso del suolo.

Sulla base della legislazione attuale infatti, gli impianti fotovoltaici, come peraltro gli altri impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, possono essere ubicati anche in zone classificate agricole, salvaguardando però tradizioni agroalimentari locali, biodiversità, patrimonio culturale e paesaggio rurale. Tuttavia, agli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole non è consentito l’accesso agli incentivi statali (di cui al 28/2011). Si tratta di una norma introdotta a seguito dell’impetuosa crescita delle installazioni fotovoltaiche nell’ambito dei conti energia, che hanno determinato l’installazione di oltre 16.000 impianti con moduli a terra, per una potenza complessiva di circa 7500 MW, di cui 7000 MW di potenza superiore a 200 kW (e quindi verosimilmente collocati in buona parte su aree agricole), da cui discende che più di 150 km2 classificati agricoli sono stati occupati da fotovoltaico.

D’altra parte, su questi ultimi obiettivi anche il Parlamento sta ponendo attenzione, con un disegno di legge che mira al contenimento del consumo del suolo (inteso come superficie agricola, naturale e seminaturale, soggetta a interventi di impermeabilizzazione). Il DDL prevede, tra l’altro, che sia definita la riduzione progressiva e vincolante del consumo di suolo e che, nell’ambito delle procedure ambientali, siano valutate alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo.

Per altro verso, molte Regioni hanno in corso attività di censimento di terreni incolti e abbandonati, con l’obiettivo, tuttavia, di rilanciarne prioritariamente la valorizzazione agricola. Per quanto riguarda gli impianti eolici on-shore esistenti si ritiene che i progetti di repowering possano essere l’occasione per attenuare l’impatto di tali impianti, valorizzando il fatto che gli impianti esistenti sono tipicamente costituiti da aerogeneratori di qualche centinaia di kW che potrebbero essere sostituiti, a parità di potenza d’impianto e con incremento di producibilità, da macchine di potenza unitaria oltre tre volte maggiore, con conseguente riduzione del numero complessivo di aerogeneratori.

La Sen, che necessita di essere sostanziata da decreti intersettoriali, sarà discussa in Conferenza unificata Stato Regioni. Gli approfondimenti e il testo sono consultabili sul sito http://www.fattoriedelsole.org/.   

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi