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Previsto un aumento della produzione di carne dell’Unione Europea

Nel corso del 2015, la produzione e le esportazioni di carne dei 28 paesi membri dell’Unione Europea dovrebbero registrare un certo aumento, nonostante il divieto russo sulle importazioni. Ad affermarlo è un articolo del sito web americano globalmeatnews.com, sulla base dell’ultimo rapporto sul settore.

Nel corso del 2015, la produzione e le esportazioni di carne dei 28 paesi membri dell’Unione Europea dovrebbero registrare un certo aumento, nonostante il divieto russo sulle importazioni. Secondo quanto emerge da un nuovo rapporto, dal titolo Short-term Outlook for EU Arable Crops, Dairy, and Meat Markets in 2015 to 2016, i settori del manzo, del maiale, delle carni di pecora e di capra, e del pollame, dovrebbero tutti aumentare. Il rapporto ha rivelato che, nel 2014, i volumi concernenti le esportazioni di carni bovine hanno registrato un incremento del 29%, pari a 46.000 tonnellate. Nonostante il divieto russo sulle importazioni, il manzo dell’Unione Europea e’ stato spedito verso nuovi mercati, con un aumento delle esportazioni dirette verso Hong Kong, i Balcani occidentali, e le Filippine. Nel primo trimestre del 2015, la produzione europea di manzo ha segnato un aumento del 4,8% su base annua. Il rapporto sostiene che cio’ sia ascrivibile, in parte, all’abbattimento selettivo di mucche da latte, in Polonia, in Italia, e in Estonia. Nel 2015, la produzione di manzo dovrebbe aumentare – si legge nel rapporto – sostenuta dagli sviluppi del settore e dalle opportunita’ legate alle esportazioni. Secondo le previsioni, nel 2015, la produzione complessiva di manzo dell’Unione Europea potrebbe registrare un ulteriore aumento dell’1,4%. La produzione di carni suine dovrebbe continuare a crescere nel 2015, grazie a una contrazione dei prezzi del foraggio, e all’aumento del numero di scrofe. La crescita della produzione, il calo dei prezzi della carne, un euro piu’ debole, e una forte domanda proveniente dall’Asia, hanno offerto una grossa opportunita’ agli esportatori di maiali, si legge nel rapporto. Nonostante il calo dei prezzi registrato all’inizio dell’anno, nel primo trimestre del 2015, le macellazioni sono aumentate del 5,6%, rispetto allo stesso periodo del 2014. Tutti i principali stati membri produttori hanno contribuito a questo risultato, e i tassi di crescita maggiori sono stati registrati in Spagna (+11,7%) e in Polonia (+6,6%). Nei primi quattro mesi del 2015, le esportazioni di carni suine dell’Unione Europea hanno segnato una crescita di circa il 4%, grazie all’aumento delle spedizioni dirette verso le Filippine, la Cina, gli Stati Uniti e Singapore. Analogamente al settore suinicolo, il comparto del pollame sembra destinato a essere sostenuto dai bassi prezzi del foraggio, si legge nel rapporto. Nel periodo compreso tra gennaio e marzo del 2015, la produzione netta ha registrato una crescita del 4%, rispetto allo stesso trimestre del 2014, e la Polonia e’ risultata essere il principale artefice di questo risultato, seguita dalla Spagna (+8%), dalla Francia (+4%), e dalla Germania (+2%). Nei primi quattro mesi del 2014, le esportazioni di pollame dell’Unione Europea hanno riportato un aumento di oltre il 5%, grazie alle spedizioni dirette verso le Filippine, il Benin, e il Ghana. Il rapporto prevede che, nel corso dell’anno, l’aumento della produzione di pollame potrebbe arrivare al 2%, vale a dire, 240.000 tonnellate in piu’, rispetto al 2014. Anche lo scoppio dell’influenza aviaria negli Stati Uniti, e l’apprezzamento del dollaro americano, potrebbero fornire all’Unione Europea l’occasione di esportare maggiori quantita’ di pollame in determinati mercati dell’Asia e dell’Africa, come Hong Kong, e l’Angola. Nel 2014, la produzione europea di carni di pecora e di capra e’ aumentata del 2,5%. Sebbene la Spagna e l’Italia abbiano registrato cali significativi della produzione, aumenti in Gran Bretagna e in Romania hanno consentito di compensare le perdite. Secondo una recente ricerca, la consistenza numerica dei branchi di pecore e’ cresciuta dell’1,1%, il che vuol dire quasi un milione di capi di bestiame in piu’. L’aumento della consistenza numerica dei branchi di pecore registrato in Gran Bretagna e in Romania, e la ripresa del mercato italiano dalla febbre catarrale degli ovini, determinera’, nel corso del 2015, un aumento della produzione del 2% – secondo il rapporto. [Rod Addy, portale – a cura di agra press]   

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