il Punto Coldiretti

Prezzi dei cereali, confronto a tutto campo contro le speculazioni

Si sono recentemente tenuti due importanti confronti di filiera sulle problematiche legate alla cerealicoltura in termini produttivi e di mercato. Uno a livello nazionale, in sede Mipaf, per esaminare i bilanci consuntivi di produzione dell’intero settore; l’altro, in sede Comunitaria, specificamente dedicato al grano duro.

Durante il primo incontro, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha presentato superfici e produzioni dell’attuale campagna per tipologia di prodotto, insieme ai risultati qualitativi del grano duro, monitorato con campionature effettuate in diverse aree del territorio. Complessivamente è stato registrato un sostanziale aumento delle superfici investite in cereali con importanti incrementi produttivi, in particolare per il grano duro, dove si registrano oltre un milione e mezzo di ettari seminati, con una resa media di circa 3,8 tonnellate ettaro ed una produzione di oltre 5,7 milioni di tonnellate di qualità medio alta.

Su queste risultanze si è aperto il confronto, piuttosto duro e serrato, con l’industria molitoria che – pur potendo contare su un’offerta nazionale garantita quantitativamente e qualitativamente – ricorre sistematicamente a derrate agricole extra Ue (peraltro di dubbia provenienza), concentrate a ridosso della campagna di raccolta, pur di non corrispondere al produttore italiano il giusto valore delle produzioni.

Il confronto si è spostato successivamente in sede comunitaria, dove abbiamo avuto l’impressione che la Commissione conoscesse solo parzialmente, talvolta anche in modo distorto, la situazione produttiva e mercantile italiana del nostro Paese. A far chiarezza in quella sede non ha aiutato l’industria italiana di trasformazione e tanto meno i rappresentanti dei produttori francesi e spagnoli, che vorrebbero maggiore attenzione da parte della Commissione ai loro prodotti e quindi veicolano notizie a loro favorevoli.

Con il suo intervento, Coldiretti ha riportato il discorso su un piano più concreto, ripercorrendo la storia produttiva e mercantile del grano duro in Italia, il rapporto con l’industria, l’aumento progressivo dei costi di produzione, l’impegno dei produttori nel rispondere, in termini quantitativi e qualitativi, alle sollecitazioni avanzate lo scorso anno, mentre gli industriali commissionavano importazioni già prima della campagna di raccolta nazionale, intasando l’offerta e contraendo i prezzi di mercato; abbiamo sottolineato inoltre, per rendere più chiaro il panorama italiano, il rapporto tra il prezzo del grano e quello della pasta.

La Commissione ha preso finalmente atto dell’effettiva portata del problema e ha garantito maggiore spazio alla coltura in sede comunitaria per favorire un confronto costruttivo tra tutte le componenti la filiera, finalizzato a programmare eventuali equilibri mercantili compatibilmente con le esigenze delle singole parti. Dall’analisi delle produzioni mondiali, infine, la Commissione ha ritenuto che a breve non ci siano segnali di ripresa dei prezzi, visto il momento di incertezza complessiva sui mercati finanziari. Sarà solo nel mese di gennaio di quest’anno, comunque, che sarà possibile avere un quadro più chiaro sull’evolversi della situazione dei prezzi.

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