Qualità a rischio per olio extravergine e ortofrutta
Spesso decisioni che possono sembrare all’apparenza insignificanti, portano con sé forti ripercussioni di mercato. Ultimamente, nel corso del 2008, sono stati modificati due regolamenti comunitari – uno meno recente, di luglio, relativo all’olio di oliva, ed uno recentissimo (di dicembre) riguardante l’ortofrutta – che possono avere risultati simili, negativi per i produttori, ma anche per i consumatori. Il regolamento relativo all’olio ha, di fatto, determinato una riduzione dei parametri di qualità dell’olio extravergine di oliva, facendo ricadere in tale categoria anche oli che prima non potevano essere definiti così. Il risultato è quello – a parità di produzione, in termini di qualità e quantità – di avere più olio extravergine di oliva sul mercato, con un effetto sui prezzi del prodotto che stiamo vedendo in questi ultimi mesi: un ulteriore crollo delle quotazioni, determinato anche dalla maggiore produzione attesa. Nel caso dell’ortofrutta la decisione di eliminare dal 1° luglio 2009 i regolamenti che disciplinano le norme di commercializzazione per 26 prodotti ortofrutticoli, mantenendone solo 10 – scelti fra quelli giudicati più importanti in base alle quantità scambiate (mele, agrumi, pere, kiwi, insalate in genere, pesche e nettarine, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori) – rischia di produrre un analogo effetto. Basti pensare, ad esempio, che gli Stati membri potranno autorizzare la commercializzazione di prodotti non in linea con le 10 norme che rimarranno, purché etichettati con la dicitura “prodotti destinati alla trasformazione”, dove per trasformazione si intende quella casalinga. E’ chiaro che nessuno potrà controllare quello che avviene a questi prodotti e agli altri privati di norma specifica, se verranno utilizzati per produrre confetture o altro, o se utilizzati come succedanei del fresco, trascinando verso il basso la qualità e il prezzo dei prodotti posti in commercio. Prezzi più bassi: male per i produttori, ma bene per i consumatori? Assolutamente no! I consumatori pagheranno poco, prodotti che valgono poco, extravergini poco extra ed ortofrutta mediocre, alla faccia di tutti i libri verdi sulla qualità promossi dall’Ue. E’ quindi necessaria un’azione che porti, dove possibile, a rivedere alcune decisioni comunitarie e, in alternativa, ad assumere delle decisioni nazionali che salvaguardino gli elevati livelli qualitativi delle nostre produzioni. |
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