Raggiunto l’accordo per il pomodoro da industria al Nord, al Sud si tratta
E’ stato definito l’accordo per il pomodoro da industria in area nord, che riconferma la griglia e le condizioni previste nel 2009, partendo però da un prezzo indicativo che cala del 12% (passando dai 79,5€/tonnellata delle ultime due campagne, a 70€/tonnellata) mentre in area sud si stanno chiudendo alcuni contratti attorno ai 72€/tonnellata per il pomodoro tondo e 82€/tonnellata per il pomodoro lungo (ma la trattativa è ancora in corso). Ovviamente si tratta di un prezzo indicativo, soggetto poi alla stipula dei contratti tra le parti in causa. L’accordo nord prevede anche che la parte agricola operi una riduzione degli investimenti del 10%, rispetto a quanto coltivato nel 2009, alla luce degli oltre 57 milioni di quintali di pomodoro trasformato. L’accordo del nord e i prezzi che si stanno prospettando al sud sono accolti con delusione dalla parte agricola, che vede assottigliarsi pericolosamente il margine di redditività, con il rischio che, a fronte di rese non particolarmente elevate, non si coprano i costi di produzione (particolarmente elevati per il pomodoro da industria). Ma i problemi non finiscono qui. Veniamo da una campagna 2009 in cui gli obiettivi dichiarati sono stati largamente superati. I 46 milioni di quintali auspicati dall’interprofessione sono un pallido ricordo rispetto agli oltre 57 effettivamente avviati alla trasformazione (+16% rispetto al 2008). Si tratta di una produzione troppo elevata per un ragionevole equilibrio tra domanda ed offerta e di cui, ciascuno per la sua parte, tutti hanno responsabilità. Ma la responsabilità delle importazioni registrate nel corso del 2009 (gennaio-novembre, i dati attualmente disponibili) – oltre 148 milioni di chilogrammi di concentrato di pomodoro triplo, di cui oltre 68 milioni dagli Usa e oltre 63 milioni dalla Cina, per uno storico sorpasso – sono ovviamente tutte di parte industriale. Se convertiamo questa quantità in pomodoro fresco, è come se l’industria avesse acquistato, in aggiunta a quelli prodotti in Italia, oltre 10 milioni di quintali di pomodoro da trasformare (pari al 17% della produzione nazionale). A fronte di questa situazione come valutare, al di là del prezzo, la portata di accordi in cui alla parte agricola si chiede di ridurre gli investimenti, una parte delle industrie si impegna a ridurre la trasformazione, mentre altri vanno avanti ad importare tranquillamente semilavorati? Che significato ha tutto questo? Il 2011 sarà, finalmente l’anno del disaccoppiamento totale, ma i tre anni di disaccoppiamento parziale, voluti da qualcuno per “accompagnare” la filiera, come aveva previsto Coldiretti, pare non siano serviti a nulla. |
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