Record storico per il granoturco con i raccolti 2008 a rischio per maltempo e siccità
Il record storico fatto segnare dal granoturco che rappresenta la principale fonte per l’alimentazione degli animali fa esplodere i costi degli allevamenti anche in Italia dove si vuole addirittura ridurre il prezzo del latte riconosciuto alla stalla mentre aumenta quello pagato dai consumatori negli scaffali. E’ quanto afferma la Coldiretti che ha portato le mucche in città a Milano per farle “sfamare” dagli industriali, nel presidio di fronte alla sede di Assolatte, proprio ne giorno del record storico del granoturco che ha raggiunto 7,0325 dollari a bushel (oltre 17 centesimi di euro al chilo) per le consegne a luglio al Chicago Board of Trade che rappresenta la borsa di riferimento per il mercato dei prodotti agricoli. L’alimentazione incide per quasi un terzo nei costi di allevamento degli animali destinati alla produzione di latte e carne e i rincari record fati registrare sui mercati rischiano di provocare la chiusura di migliaia di allevamenti se non verrà garantito un giusto compenso agli allevatori con una chiusura positiva della trattativa con Assolatte. I rincari del granoturco si sommano a quelli di energia e gasolio che in Italia hanno fatto registrare aumenti del 30 per cento rispetto allo scorso anno
Il forte balzo del 4,4 per cento in un solo giorno con valori che sono aumentati del 50 dall’inizio dell’anno è dovuto al ridimensionamento delle stime sui raccolti da parte del Dipartimento dell’agricoltura statunitense e’ stato costretto a rivedere al ribasso le stime per la produzione per effetto anche delle inondazioni nella regione agricola del Midwest, che ha distrutto le coltivazioni esistenti e impedito agli agricoltori di riseminare. In realtà nonostante l’aumento della domanda di cibo e l’incremento delle semine, il 2008 rischia di essere un anno disastroso per i raccolti a livello mondiale. Una previsione confermata dalla Bce che prevede per i prezzi internazionali degli alimentari un aumento del 44 per cento nel 2008 e del 6,1 per cento nel 2009. Le attese di un incremento delle produzioni di grano, mais, soia e riso da destinare al commercio mondiale andranno probabilmente deluse, aggravando l’emergenza alimentare per effetto del maltempo e della siccità che stanno colpendo i principali paesi produttori di cereali dagli Stati Uniti alla Cina, fino all’Australia. Il maltempo continua a flagellare gli Stati Uniti, dai quali partono il 60 per cento del mais, un terzo della soia e un quarto del frumento commercializzati a livello mondiale. Nonostante siano stati coltivati 1,6 milioni di ettari in più rispetto al 2007, larga parte dei terreni è stata allagata a causa della pioggia e gli agricoltori americani temono un vero e proprio disastro. Situazione analoga in Cina, dove il Governo ha invitato i produttori a raccogliere subito tutto il riso e il grano già pronti, prima dell’arrivo delle piogge torrenziali che dovrebbero interessare il paese per almeno dieci giorni. Problema opposto per l’Australia, ormai da due anni nella morsa della siccità. A causa della perdurante mancanza di pioggia, il raccolto di grano non dovrebbe superare i 15 milioni di tonnellate, rispetto a una media di 17-18 milioni. |
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