il Punto Coldiretti

Rincari dal campo alla tavola, i big della pasta nel mirino della Finanza

Big della pasta nel mirino della Finanza per i rincari dal campo alla tavola. Dopo le denunce delle associazioni di consumatori e della Coldiretti sull’aumento dei prezzi di penne e spaghetti nonostante il crollo delle quotazioni del grano, le Fiamme Gialle hanno effettuato una serie di perquisizioni negli stabilimenti di Barilla, Garofalo, Divella, De Cecco, Amato, le maggiori industrie italiane del settore, nonché nella sede dell’Unipi, l’Unione italiana industria pastai.

I finanzieri hanno sequestrato verbali e documentazione di riunioni con l’obiettivo di verificare se  dietro l’aumento ingiustificato dal 2007 ad oggi (calcolato in circa il 50 per cento del prezzo della pasta) ci sia un accordo per aumentare i prezzi annullando la concorrenza. Il sospetto, insomma, è che sia stato costituito un vero e proprio “cartello”.

L’ipotesi di reato sulla quale sta lavorando la Procura di Roma sarebbe dunque quella prevista dall’ articolo 501 bis del codice penale, vale a dire manovra speculativa sul prezzo delle merci. Il reato prevede una pena fino a tre anni di reclusione. Secondo quanto si è appreso, vi sarebbe una persona già iscritta sul registro degli indagati.

L’indagine della Procura capitolina segue quella avviata dall’Antitrust nel 2007 che ha portato ad infliggere multe per un totale di 12 milioni di euro a ventidue società alimentari e a due associazioni con l’accusa di aver creato un “cartello” per mantenere alti i prezzi della pasta. Sanzioni confermate ad ottobre dal Tar del Lazio.

“Il prezzo della pasta è rimasto pressoché stabile rispetto allo scorso anno nonostante le quotazioni del grano siano scese su valori inferiori di ben il 30 per cento mettendo a rischio il futuro delle coltivazioni Made in Italy – ha sottolineato la Coldiretti commentando il blitz della Guardia di Finanza -. Una situazione confermata dai numeri: il grano duro viene pagato 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico di circa il 400 per cento, se si considerano le rese di trasformazione”.

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