Riso, aperta la competizione nel mercato mondiale
A seguito degli accordi Eba (Everything but arms), entro il 2009-2010 quarantotto Paesi in via di sviluppo avranno pieno accesso nell’ambito dei mercati comunitari del riso; per questo già nel 2003 risultava indispensabile cercare un adeguamento delle regole dell’Ocm (Organizzazione comune di mercato) per accompagnare il settore verso la competitività internazionale. In questo contesto, occorreva tutelare anche il ruolo multifunzionale dell’azienda risicola in termini di tutela ambientale, conservazione della biodiversità, aspetti rurali e sociali; bisognava, allo stesso tempo, garantire un reddito adeguato che consentisse la continuità della produttività, attraverso l’introduzione di un aiuto specifico – modulato in funzione di una superficie massima garantita definita per Paese membro – a supporto di quello disaccoppiato. La riforma, inoltre, allineava il prezzo comunitario del riso alle quotazioni internazionali. Con la campagna di commercializzazione 2004/05 si è quindi di fatto aperta la competizione nel mercato mondiale. Ha avuto così inizio una nuova fase, nella quale il produttore è tornato ad essere protagonista, orientando le scelte colturali aziendali in funzione del mercato e accrescendo il proprio potere contrattuale nella cessione del prodotto in un contesto più moderno e in linea con i bisogni della società. In questo senso, sul piano nazionale il tessuto produttivo ha avviato una sorta di riorganizzazione e riqualificazione dell’offerta – anche attraverso il consolidamento di forme organizzate territoriali (O.P.) – per poter consolidare accordi di filiera con gli interlocutori industriali attraverso una programmazione produttiva a lungo termine. La verifica sullo “stato di salute della Pac” (health check) del settore risicolo, avviata in sede comunitaria, trova sostanzialmente un sistema consolidato che si afferma sui mercati nazionali e internazionali in termini di qualità, prezzi, certezza e garanzia delle produzioni, dove il sistema Italia rappresenta il motore trainante per l’intera economia risicola Europea con circa 5mila imprese agricole specializzate e 225mila ettari coltivati. Per queste ragioni, in relazione all’aiuto specifico, la Commissione ha espresso l’intenzione di mantenere un importo pari al 50% dell’attuale valore fino al 2012, riconoscendo di fatto l’efficacia di tale misura in materia ambientale. Per tutte queste ragioni Coldiretti crede che vadano ricercati i giusti equilibri internazionali sui tavoli competenti, tenendo presente però che le politiche comunitarie introdotte nel comparto risicolo e condivise dalla filiera europea vanno difese e consolidate contro chi – per interessi diversi dal mondo produttivo – cerca di smantellare l’intero sistema. Pertanto, la nostra Confederazione intensificherà le azioni presso tutte le sedi competenti: siamo convinti che in un mercato con regole definite le produzioni italiane non temono competizioni in termini di qualità, professionalità e peculiarità produttiva. |
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