Sangiorgio: “Giovani, la filiera agricola per il nostro futuro”
“Trasformare i sogni in realtà è il miglior modo per far vivere oltre il presente la nostra nazione, trasferendo risorse e competenze dall’oggi al domani. Proprio per questo il ricambio generazionale è il miglior investimento che la nostra Italia dovrebbe fare”. E’ quanto ha affermato il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti Vittorio Sangiorgio nel corso dell’Assemblea alla presenza di duemila giovani agricoltori under 30 nel sottolineare che “probabilmente da noi Zuckerberg sarebbe rimasto un genio incompreso, anziché fondare una innovazione della portata di Facebook, stimata in 100 miliardi di dollari e sarebbe disoccupato!”. “Paradossalmente nel bel Paese – ha continuato Sangiorgio – la nostra generazione si trova troppo spesso le porte sbarrate, perché una società e una classe dirigente politica ed economica egoista e miope scelgono deliberatamente di occuparsi dei loro interessi di oggi, ipotecando il domani di una intera nazione. E’ per questo che proprio la generazione più “formata” della nostra storia nazionale è spesso costretta a valutare la fuga dall’Italia per ritagliarsi uno spazio o addirittura è accusata di essere troppo qualificata per le mansioni richieste. E quando fugge, lo fa soprattutto da quella parte d’Italia che è la più giovane e al tempo stesso la più bisognosa dell’energia dei giovani: il Mezzogiorno. Un bizzarro paradosso che – ha concluso Sangiorgio – provoca un danno enorme all’intero Paese”. “La ricerca? Vecchia e schiava!”. Uno sperpero di risorse pubbliche inaccettabile di fronte ai gravi problemi del Paese. Questo è ciò che si ottiene quando si vogliono fare politiche “per i giovani” senza coinvolgere i giovani”. E ancor di peggio è accaduto nella ricerca, che – ha affermato il delegato dei giovani Coldiretti – ci sentiamo di definire “vecchia” perché è più a misura di pubblicazioni per grandi luminari piuttosto che a misura di impresa. O peggio ancora “schiava” degli interessi delle grandi multinazionali, come nel caso degli Ogm, che il mercato non vuole, ma che vorrebbero imporci anche se non ci convengono. Ci sentiamo dire che fare impresa significa libertà e poi ci propongono meccanismi per perderla. Il risultato generale è che, come al solito, il Paese si tiene a galla, affonda o nuota poderosamente, in perfetta solitudine: a prescindere – conclude Sangiorgio – dalle decisioni della politica e di una visione del futuro. “In agricoltura il fallimento del ricambio è più evidente” Ma sono in grado di avere questi risultati perché la loro “qualità” di impresa è elevatissima: noi giovani abbiamo una maggiore capacità di innovazione (nel prodotto, nei processi, nelle relazioni con il territorio, nello stile aziendale, nell’organizzazione del lavoro); abbiamo dimostrato più voglia di investire anche durante questo periodo di crisi, perché non ci sottraiamo al rischio se ciò significa nuove opportunità di presidio dei mercati; inoltre abbiamo saputo cogliere a pieno le opportunità offerte dalla legge di orientamento, voluta da Coldiretti esattamente dieci anni fa; infine, siamo orientati al mercato, convinti che il nostro reddito dipenda molto più dalla capacità di interpretare al meglio le tendenze della domanda, piuttosto che dagli aiuti diretti della Pac. Insomma – ha concluso Sangiorgio – queste imprese giovani incarnano a pieno un nuovo modello di sviluppo, che privilegia un’economia di qualità, sostenibile nel tempo e nei territori. Sono imprese che sanno adattarsi ai cambiamenti con flessibilità, unificare benessere e ricchezza, rinnovando anziché dissipando le risorse e qualificando l’immagine del nostro Paese. “Quelle molestie alle giovani imprese” Non va dimenticato – ha proseguito Sangiorgio – il mancato accesso al credito in un paese dove per definizione danno i soldi a chi già li ha oppure a chi sa già di poterli restituire. Ma, altrettanto per definizione, i giovani all’inizio della loro carriera soldi non ne hanno e l’unico modo per dimostrare se sono capaci di restituirli è concedere loro credito. E proprio su questo paradosso abbiamo già lanciato la sfida a CreditAgri Italia, affinché ci aiuti a far valere le idee e non la dote di terreni e case da ipotecare! Ai giovani – ha sostenuto Sangiorgio – viene reso quasi impossibile l’accesso alla terra per la pressione inarrestabile dell’urbanizzazione selvaggia, per la speculazione figlia di scelte sbagliate nelle energie rinnovabili e per la sistematica miopia della classe politica locale che continua ad autorizzare zone industriali che spesso non si sa come utilizzare, sottraendo terra fertile all’agricoltura. Ed infine – ha concluso Sangiorgio – la grande arretratezza culturale: prevale ancora la visione produttivistica del PIL che marginalizza l’agricoltura e in questo modo si nascondono soprattutto ai giovani le reali opportunità che il settore è in grado di offrire. “Filiera agricola per il nostro futuro” Coldiretti – ha precisato Sangiorgio – ha proposto la giusta ricetta per il futuro dell’Italia. Azionare la leva più potente e a costo zero che abbiamo a disposizione, quella che ci rende unici e ineguagliabili nel mondo: i nostri territori e le loro distintività, tra le quali spicca innanzi tutto il cibo italiano, fatto veramente di idee italiane e da imprese italiane. La Filiera Agricola tutta Italiana, nata per porre fine al furto di identità e valore al quale la nostra agricoltura è sottoposta da decenni, ha realizzato anche un altro incredibile risultato per noi giovani. Ha permesso di isolare ed annullare – ha concluso Sangiorgio – il furto del bene più prezioso per ogni giovane: il futuro. |
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