il Punto Coldiretti

Semaforo rosso per l’ortofrutta tricolore in Cina, ma in Italia arrivano le pere asiatiche

La Cina non consente l’ingresso di ortofrutta Made in Italy ma invade il nostro Paese con la sua frutta. Nei negozi della grande distribuzione italiana è, infatti, facile trovare pere nashi di coltivazione cinese, per un fenomeno che si presta ad almeno 2 ordini di considerazioni.

La prima è relativa al perché della presenza delle pere nashi cinesi in un punto vendita italiano, visto che il nashi è coltivato anche in Italia. Sono i consumatori che le chiedono e la grande distribuzione, “contro voglia”, si adatta o è la grande distribuzione che cerca di proporle ai consumatori in Italia? O forse sono gli immigrati cinesi che le richiedono?  Misteri della globalizzazione.

Ma il vero quesito è: come mai le pere (e le mele) cinesi arrivano tranquillamente in Italia, possono essere importate senza problemi, mentre le pere (e le mele) italiane non possono essere esportate in Cina? Le pere (e le mele) italiane per essere vendute nel paese asiatico dovranno essere oggetto di una lunga trattativa (non ancora iniziata perché era in corso quella per le arance e i cinesi seguono un dossier per volta!) che definisca un minuzioso protocollo fitosanitario che dovrà essere rispettato dai produttori italiani per non incorrere nelle ire delle dogane di Pechino. E per evitare che con le nostre pere (e mele) portiamo qualche parassita made in Italy in Cina.

Ma a quale protocollo fitosanitario sono assoggettate le pere (e le mele e altri prodotti) cinesi che arrivano in Ue (si, perché l’accordo per l’import l’ha stipulato l’Unione Europea)? Una legittima perplessità visto che il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), il tarlo asiatico (Anoplophora chinensis), la cimice asiatica (Halyomorpha halys), il moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii), solo per citarne alcune, arrivano tutte da quelle parti. Misteri dell’Ue.

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