Terremoto, a rischio semine di 50mila ettari di cereali
Sono circa 50mila gli ettari a rischio per le semine autunnali di cereali se non verranno garantite le scorte di frumento, orzo, avena e farro necessarie per coltivare un territorio vocato all’agricoltura e all’allevamento. È quanto è emerso dall’incontro degli agricoltori, pastori e allevatori della Coldiretti nell’azienda Angeli di Pieve Torina in provincia di Macerata e a Norcia con il presidente nazionale Roberto Moncalvo accompagnato dall’Unità di crisi della Coldiretti. La densità delle aziende agricole nelle aree terremotate è quasi il triplo della media nazionale fino a raggiungere 8,5 aziende agricole ogni 100 abitanti in comuni come quello di Accumoli. I 2/3 della superficie agricola sono destinati a prati e pascoli per il bestiame, a conferma della centralità dell’attività di allevamento in questi territori. L’agricoltura, tra manodopera familiare ed esterna, contribuisce in modo importante all’occupazione e all’economia di quei territori, ma alimenta anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo che sostengono che il flusso turistico che, tra ristorazione e souvenir, è la linfa vitale per la popolazione. “Oggi nelle aree terremotate nessuna goccia di latte viene più gettata grazie ad una mobilitazione straordinaria per garantire ogni giorno la mungitura e l’alimentazione delle mucche sopravvissute, raccogliere quotidianamente il latte su strade dissestate o chiuse, organizzare la trasformazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ora “occorre una corsa contro il tempo per dare la possibilità agli allevatori di stare vicino ai propri animali con container, roulotte o moduli abitativi ma servono anche ricoveri sicuri per il bestiame con stalle, fienili e casolari lesionati, distrutti o inagibili”. “La ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha precisato Moncalvo. |
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