Terreni più appetibili dell’oro, rischio speculazioni
I terreni agricoli battono l’oro nella classifica degli investimenti giudicati più sicuri dagli italiani, ma espongono ora le imprese al rischio speculazioni. E’ quanto emerge dalla prima indagine sulle abitudini alimentari dopo l’esplosione della crisi finanziaria, realizzata da Coldiretti-Swg e presentata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti, con la collaborazione dello studio Ambrosetti, a Villa d’Este di Cernobbio. Alla domanda su quali siano gli investimenti reputati più convenienti, i cittadini hanno collocato i terreni agricoli ben davanti all’oro (oltre che ai buoni postali, conti correnti e opere d’arte) e appena sotto un altro dei beni-rifugio più tradizionali come i titoli di stato. In cima alla graduatoria continua a figurare il mattone, ma il sorpasso dei campi sul prezioso metallo testimonia come l’agricoltura sia considerata dagli italiani un settore nel quale vale la pena investire per avere successo e per sviluppare un’attività imprenditoriale che, tra le altre cose, consente di stare a diretto contatto con la natura. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. “I terreni agricoli sembrano mostrare una tendenza anticiclica rispetto all’andamento dell’economia con il rischio reale che le nuove richieste, favorite dalla ricerca di beni rifugio, faccia schizzare ulteriormente i prezzi verso l’alto spiega il Presidente della Coldiretti Sergio Marini – Il terreno è un costo per le imprese agricole che devono crescere per svilupparsi e l’aumento delle quotazioni rischia di trasformarsi in un ulteriore onere che si somma a quello della stretta creditizia”. Servono dunque misure antispeculative per evitare che si alzi l’asticella del principale ostacolo all’ingresso di giovani imprenditori agricoli proprio nel momento in cui cresce l’interesse per la campagna e, con esso, il bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte della società moderna. Secondo i dati Ismea il valore medio dei terreni acquistati con il sostegno dell’Istituto è stato pari a 20mila euro a ettaro nel 2008 ma con forti variazioni che vanno da un minino di quasi 2mila euro per ettaro ad un massimo di 207mila euro, sempre all’ettaro, per un meleto del Trentino, anche se sul libero mercato un ettaro di vigneto nelle zone di produzione più celebri, dalla Toscana al Trentino Alto Adige, può andare da 500mila e oltre un milione di euro ad ettaro. |
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