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Usda: in calo la produzione di manzo Usa

Cala la produzione di manzo negli Stati Uniti. A rivelarlo è un articolo apparso sul portale a stelle e strisce Cattle Ntetwork, secondo il quale le scorte hanno toccato il livello minimo, secondo l’ultimo Livestock, Dairy, and Poultry Outlook Report del Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti.

Sebbene le scorte statunitensi di mucche destinate alla produzione di manzo sembrano aver toccato il livello minimo, la crescita del numero dei capi registrera’ un avvio piuttosto lento, e potrebbero volerci diversi anni prima che l’inversione di rotta diventi evidente nella produzione di manzo. Secondo l’ultimo Livestock, Dairy, and Poultry Outlook Report del Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti,  diffuso lo scorso 14 febbraio, il calo dell’1% delle scorte statunitensi di mucche destinate alla produzione di manzo, registrato nel 2013, ha rappresentato il 16° anno di contrazione della produzione dal 1996, ad eccezione del 2004 e del 2005, quando le scorte sono aumentate di poco meno dell’1%.
Nei prossimi anni, gli allevatori potrebbero tenere un maggior numero di giovenche per l’allevamento, ma, stando al rapporto, si dovra’ aspettare almeno fino al 2016 per vedere le scorte complessive di manzo risalire sopra gli attuali livelli.
Il documento sottolinea come le tecnologie produttive abbiano determinato un aumento della produzione per ogni singolo capo, comportando un calo della produzione di manzo che e’ stato molto piu’ contenuto rispetto al calo del numero delle mucche. Nel 2013, la produzione di manzo e’ stata circa il 5% piu’ bassa, rispetto alla produzione del 1976, ma, al 1° gennaio del 2013, le scorte di mucche sono state il 32% inferiori, rispetto al picco registrato nel 1975.
Miglioramenti genetici, mangimi arricchiti e nuove tecnologie hanno determinato un aumento del peso delle mucche, passato da una media di 673 libbre del 1975, al picco record di 864 libbre del 2013, con una crescita del 28%.
Anche le importazioni di bestiame hanno contribuito al calo del numero interno di bovini, crescendo da un milione di capi dei primi anni settanta, ai 2 milioni di capi del 2013.
Altri punti chiave del rapporto sono:
Minori approvvigionamenti, maggiori esportazioni, preoccupazioni per la salute, e la concorrenza di altre proteine, hanno comportato un calo del consumo pro capite di manzo, sceso dalle 94,4 libbre del 1976, alle 56, 4 libbre del 2013.
Lo scorso anno, le importazioni statunitensi di bestiame sono ammontate a 2,028 milioni di capi, registrando un calo dell’11,2% dal 2012. Le importazioni sono scese a causa di una riduzione del 32,6% delle spedizioni provenienti dal Messico, che hanno piu’ che compensato un incremento del 27,5% delle spedizioni provenienti dal Canada.
Nel 2013, le importazioni statunitensi di manzo sono cresciute dell’1%, arrivando a 2,25 miliardi di libbre. Lo scorso anno, l’Australia e’ stata il principale fornitore degli Stati Uniti, per quanto riguarda le importazioni di carne di manzo, nonostante un calo generale del volume.
Nello stesso anno, le esportazioni australiane dirette in Cina hanno registrato un incremento del 300% su base annua, e la quota di mercato delle esportazioni australiane in Cina e’ aumentata dal 3% del 2012, a poco piu’ del 13%.
Nel 2013, le esportazioni statunitense di manzo sono aumentate del 5%, attestandosi a 2,6 miliardi di libbre. Le esportazioni dirette in Asia sono state particolarmente forti, con incrementi delle spedizioni in Giappone e a Hong Kong, pari, rispettivamente, al 49% e al 71%. Le esportazioni dirette in Giappone hanno raggiunto il loro picco massimo dal 2003, quando si e’ avuto un blocco degli scambi commerciali dovuto all’encefalopatia spongiforme bovina.
Gli autori prevedono che, nel 2014, le esportazioni statunitensi di manzo registreranno una contrazione del 10%, scendendo a 2,3 miliardi di libbre, soprattutto a causa di un calo del 5% della produzione di manzo. [John Maday, portale – a cura di agra press]

 

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