Via libera del Senato alla legge sull’etichettatura d’origine
Via libera del Senato al disegno di legge che estende a tutti gli alimenti tale obbligo a tutela del Made in Italy. E’ il risultato della mobilitazione che ha visto gli agricoltori della Coldiretti scendere in piazza davanti al Parlamento e al Ministero delle Politiche Agricole con l’operazione verità sulla spesa alimentare degli italiani, in occasione della giornata promossa dalle Associazioni dei Consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori). Dopo la manifestazione a Montecitorio, il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge per l’etichettatura d’origine presentato dal senatore Scarpa Bonazza Buora. Con l’approvazione della legge non sarà più possibile spacciare come Made in Italy prodotti importati dall’estero e si pone fine ad un inganno che riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. “Abbiamo imboccato la strada giusta – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini -. L’obbligo di etichettatura è una vera svolta per contrastare i due furti ai quali è sottoposta giornalmente la nostra agricoltura che subisce da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano, e dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli a causa di uno strapotere contrattuale da parte dei nuovi forti della filiera agroalimentare”. Una situazione avvalorata dai dati resi noti dalla Coldiretti in occasione dell’iniziativa. La moltiplicazione del 1100 per cento dei prezzi per le carote conferma, infatti, che il 2009 si classifica come l’anno record nei ricarichi dal campo alla tavola per effetto del crollo dei prezzi alla produzione agricola medio del 16 per cento al quale ha corrisposto uno scandaloso aumento al consumo per gli alimentari (+ 0,9 per cento), nove volte superiore al valore medio dell’inflazione. I consumatori italiani non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli che rischia invece di provocare l’abbandono delle campagne con il crollo delle quotazioni ala produzione che nell’ultimo anno sono calate dal 71 per cento per le carote, del 53 per cento per le pesche, del 30 per cento per grano e latte fino al 19 per cento per l’uva, secondo le rilevazioni Ismea ad agosto. Significativo è il caso del prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori che è oggi molto più basso di quello di 25 anni fa con le quotazioni che sono scese su un valore di poco superiore ai 14 centesimi al chilo, il 35 per cento in meno rispetto al 1985. Se nel 1985 il prezzo del grano era di 23 centesimi al chilo e quello del pane di 52 centesimi, oggi un chilo di grano è venduto al prezzo di circa 14 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,7 euro al chilo, con ricarico di oltre diciannove volte (+ 1828 per cento). Ma anche il latte fresco viene pagato in media dai consumatori 1,35 euro al litro con un ricarico di quattro volte e mezzo rispetto ai 30 centesimi riconosciuti in media alla stalla. La grande distribuzione organizzata GDO, con una quota di mercato nei generi alimentari che ha raggiunto il 71 per cento, rappresenta secondo la Coldiretti una vera e propria strozzatura nel passaggio degli alimenti dai campi alla tavola. Poche grandi piattaforme di acquisto trattano sul mercato in condizioni di quasi monopolio. Formule contrattuali vessatorie, vendite sottocosto, promozioni civetta (esempio sul parmigiano reggiano) mettono a rischio le condizioni di competitività della produzione italiana. Occorre che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato verifichi se, come la Coldiretti ritiene, la GDO operi in abuso di posizione dominante e con prevaricazione delle centinaia di migliaia di imprese agricole che non hanno nessun potere contrattuale per opporsi a una sorta di diritto di accesso, pagando dazi per l’ingresso sul mercato. La GDO deve assumersi la responsabilità verso i consumatori di adottare comportamenti trasparenti separando sugli scaffali i prodotti autenticamente italiani da quelli ottenuti a partire da materie prime importate. La Coldiretti chiede anche di verificare le condizioni delle nuove autorizzazioni commerciali riservando scaffali dedicati ai prodotti italiani tipici e territoriali per renderli facilmente riconoscibili e chiaramente distinti. Diciamo no a marchi del falso Made in Italy, a pubblicità ingannevoli e occulte, a operazioni commerciali sottocosto che non evidenziano quanto effettivamente viene pagato agli agricoltori e quale è il margine vero della GDO. Nel corso della manifestazione il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha annunciato che la maggiore organizzazione agricola italiana ed europea sta accelerando sul progetto per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana che è diventata una esigenza per la sopravvivenza stessa delle imprese agricole. |
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