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Vinitaly: +3% posti di lavoro in vigna, valore terreni Doc aumentato di 35 volte

Dalle aziende vitivinicole sono nate opportunità di lavoro per un milione e duecentocinquantamila italiani nel 2012 con un aumento del 3 per cento rispetto all’anno precedente di quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto.

Lo ha reso noto il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento all’incontro “50 anni di qualità e bellezza nei territori”, organizzato da Coldiretti e dalle Città del vino che ripercorre la storia del settore a 50 anni dalla produzione della prima bottiglia di vino italiano Doc realizzata grazie al DPR 930 del 1963. Oltre la metà (55 per cento) dei posti di lavoro nasce dalla produzione di vini a denominazione di origine (Doc/Docg) che  – ha sottolineato Marini – hanno dato un impulso determinante allo sviluppo del settore negli ultimi cinquanta anni.

Da allora, quando la maggioranza del vino esportato era sfuso, si è arrivati al record storico delle esportazioni italiane di vini “Doc/Docg” che nel 2012 hanno superato per la prima volta – ha precisato Marini – il tetto dei 2 miliardi di euro (2,086 miliardi) con un aumento dell’8 per cento, superiore a quello medio del vino. A cambiare – continua Marini – è stata l’intera economia dei territori coinvolti come dimostra il fatto che, ad esempio, il valore di un ettaro di Frascati ha superato il valore di 150mila euro con un aumento di 35 volte rispetto al 3 marzo 1966 in cui è stata riconosciuta la Doc con Decreto del presidente della Repubblica avente data 3 marzo 1966. Lo stesso valore di un ettaro di vigneto a Brunello ha raggiunto i 380mila euro, con un aumento di quasi 25 volte rispetto alle quotazioni  di 15.537 euro per ettaro dell’anno di nascita del Consorzio di Tutela nel 1967 secondo WineNews.
 
L’impegno per la qualità ha accompagnato il passaggio da una economia di autoconsumo in cui il vino rappresentava un bisogno primario ad una in cui viene identificato con un elemento che concorre alla realizzazione personale. Il vino è stato in grado di creare qualità, benessere, occupazione e sviluppo economico nei territori dove si è insediato, ma anche integrazione, come dimostrato dal fatto che vi hanno trovato occasione di impiego soggetti diversamente abili, carcerati, ex tossicodipendenti, ma anche una vasta platea di lavoratori stranieri (nel solo distretto del Prosecco lavorano ben 53 differenti nazionalità di 4 diversi continenti). Una opportunità occupazionale rilevante confermata dall’utilizzazione nel 2012 di 13.756.061 voucher equivalenti 10 euro dei quali 1.607.338 in agricoltura soprattutto nelle regioni del Veneto,  Emilia,  Toscana e Piemonte regioni ad importante vocazione vitivinicola (erano stati introdotti in via sperimentale per la prima volta in Italia proprio per la vendemmia nel 2008).
 
L’impatto positivo si è esteso pero’ oltre i confini della vigna poiché la raccolta di un grappolo alimenta, secondo l’analisi della Coldiretti, opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.
 
A beneficiarne è stato lo sviluppo locale dei territori del vino che si posizionano in vetta alle diverse classifiche sulla qualità della vita, ma sono anche meta delle vacanze di italiani e stranieri con il turismo enogastronomico che ha raggiunto  "in Italia un giro d’affari che va dai 4 ai 5 miliardi di euro l’anno – spiega il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza – capace di far muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti, con una crescita che nel 2012 è stata del +12% sul 2011, in controtendenza all’andamento generale del turismo in Italia. Investire nella qualità, favorire il presidio dei luoghi, tutelare il paesaggio, valorizzare i saperi e i prodotti locali e mantenere viva la propria identità, cercando di migliorarsi sempre anche con una strategia nazionale, perché si tratta di un settore strategico su cui puntare per aumentare in generale i flussi turistici. Ci chiediamo, infatti, come mai un settore fondamentale per l’intera economia italiana, come il turismo enogastronomico, sia ancora orfano di una regia nazionale, che possa identificare in modo unitario i tanti territori che ne sono i protagonisti”.
 
A confermare l’effetto positivo è l’andamento delle quotazioni dei vigneti il cui valore in media è piu’ che raddoppiato (+109 per cento) secondo l’analisi della Coldiretti a vent’anni dell’avvio della Banca dei valori fondiari dell’Inea. Il vigneto Italia si dimostra un patrimonio solido anche in questi momenti di crisi come dimostra il crescente interesse di imprenditori extra-agricoli dal settore e i valori stellari che hanno raggiunto alcuni terreni: dagli 800mila euro all’ettaro del Barolo cru ai 600mila dei vigneti Doc della zona del lago di Caldaro in Trentino, dai 450mila euro dei terreni del Valdobbiadene Doc in Veneto fino ai 380mila euro per la Docg nelle colline di Montalcino in Toscana.
 
Un esempio eclatante viene dallo straordinario incremento di valore che si è realizzato nei terreni dove sono coltivate le uve destinate alle prime quattro doc italiane, la Vernaccia di San Gimignano, l’Est! Est! Est! di Montefiascone, l’Ischia bianco, l’Ischia rosso e l’Ischia superiore e il Frascati riconosciute con Decreto del presidente della Repubblica avente data 3 marzo 1966, ma anche per le prime Docg approvate nel 1980 quali il Brunello di Montalcino, il Barolo, il Vino Nobile di Montepulcìano e il Barbaresco mentre per Chianti e Chianti Classico bisogna attendere fino al 1984.

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