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Allargamento Ue: quasi fatta per la Croazia, si tratta per Turchia e Balcani

Il processo di avanzamento dei paesi della regione verso l’adesione all’UE può essere accelerato, sempre che risultino soddisfatte le necessarie condizioni: la Croazia potrà entrare nella fase finale dei negoziati di adesione entro la fine del 2009 se riuscirà a rispettare queste condizioni. Quanto alla Turchia, i negoziati di adesione proseguiranno di pari passo con l’andamento del processo di riforma nel paese.

Questo è quanto ha sancito la Commissione europea, che ha passato in  rassegna i progressi realizzati nell’ultimo anno dai paesi dei Balcani occidentali e dalla Turchia, attraverso l’adozione del documento di strategia annuale sulla politica dell’UE in materia di allargamento che illustra il ruolo svolto da questo ambito politico nel perseguimento degli interessi strategici dell’Unione per la stabilità, la sicurezza e la prevenzione dei conflitti.

Oltre a favorire gli interessi strategici dell’UE in termini di stabilità, sicurezza e prevenzione dei conflitti, la Commissione ritiene che l’allargamento ha contribuito ad aumentare la prosperità e le opportunità di crescita, a migliorare i contatti con rotte energetiche e di trasporto di capitale importanza e a conferire all’UE un peso maggiore sulla scena mondiale. L’attuazione coerente della politica di allargamento è un fattore quanto mai importante tenuto conto dei problemi di stabilità insorti ad est dell’Unione.

Attualmente il programma di allargamento riguarda i Balcani occidentali e la Turchia. Per la Croazia è stata presentata una road map quale strumento inteso soprattutto a spronare ulteriormente il paese lungo la strada delle riforme. È possibile che il calendario indicativo debba essere modificato alla luce dei progressi compiuti dal paese: il successo è legato alla capacità della Croazia di soddisfare le condizioni dell’adesione all’UE.

Uno studio di fattibilità verrà predisposto per preparare il futuro europeo del Kosovo. I negoziati di adesione con la Turchia proseguiranno di pari passo con gli sviluppi del processo di riforma nel paese. L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, che ha conseguito notevoli risultati per quanto riguarda la riforma del settore giudiziario e l’adempimento degli obblighi derivanti dall’accordo di stabilizzazione e associazione, continua a consolidare la democrazia multietnica. Tuttavia, il paese, che necessita elezioni libere e democratiche, è chiamato a migliorare il dialogo politico fra i principali partiti e interlocutori politici e un ulteriore impegno per la lotta alla corruzione, della riforma della funzione pubblica, del miglioramento del clima commerciale e della politica occupazionale.

In Albania, Montenegro e Bosnia-Erzegovina, procede l’attuazione degli accordi interinali e vengono compiuti progressi nei principali ambiti di riforma. Secondo l’analisi della Commissione questi paesi devono ancora impegnarsi per consolidare lo Stato di diritto e per potenziare la capacità esecutiva. In particolare, l’Albania dovrà provvedere all’adeguata preparazione e al corretto svolgimento delle elezioni politiche del 2009.

Il Montenegro dovrà continuare con determinazione la riforma del settore giudiziario. In Bosnia-Erzegovina occorre raggiungere il consenso politico necessario per realizzare le riforme, soprattutto affinché il paese assuma une maggiore titolarità del proprio governo.

La Serbia dovrà continuare i progressi fin qui conseguiti collaborando pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia e realizzando concreti passi avanti nei maggiori ambiti di riforma connessi allo Stato di diritto e all’economia. Se queste condizioni risulteranno soddisfatte, il paese potrebbe ottenere lo status di candidato nel 2009.

Il Kosovo si inserisce nella prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali. Nell’insieme il paese ha mantenuto la propria stabilità, ma l’integrazione europea del Kosovo è ancora agli albori in molti settori. Nell’autunno 2009, la Commissione presenterà uno studio di fattibilità per valutare come conseguire progressi nello sviluppo politico e socioeconomico del paese e per esaminare in che modo il Kosovo potrà progredire, in quanto parte della regione, verso l’integrazione all’UE.

Inoltre, sempre nel corso del 2009, la Commissione potrebbe proporre, in base ad una valutazione per paese, di sopprimere l’obbligo di visto, sempre che risultino soddisfatte le condizioni stabilite.

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