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Biodiversità: l’Ue non ha raggiunto l’obiettivo fissato per il 2010

Secondo la relazione “Eu Biodiversity Action Plan”pubblicata agli inizi del mese di ottobre l’Ue non ha raggiunto l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010. Le eccessive pressioni esercitate sull’ambiente, in particolare in termini di cambiamento di destinazione d’uso dei terreni, inquinamento, specie invasive e mutamenti climatici, continuano a costituire una grave minaccia.

È quanto emerge dalla valutazione dell’attuazione del piano d’azione della Commissione per la biodiversità. Tuttavia dalla valutazione si evince che sono stati realizzati progressi significativi negli ultimi due anni. Gli importanti insegnamenti tratti dall’attuazione del piano saranno alla base della strategia dell’Unione Europea per il periodo successivo al 2010.

Il piano d’azione in materia è stato avviato nel 2006 con l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità nell’Ue entro il 2010. Come dimostra l’odierna valutazione dei progressi realizzati nell’ambito di circa 150 interventi diversi, se in alcuni settori sono stati compiuti passi avanti significativi, l’obiettivo generale fissato per il 2010 non è stato ancora conseguito.

Sono state realizzate con successo azioni mirate destinate ad invertire il declino delle specie e degli habitat in pericolo. È stata notevolmente ampliata la rete Natura 2000, che con i suoi 26 000 siti copre attualmente il 18% del territorio dell’Unione europea. Il campo di applicazione del finanziamento Life+ è stato esteso per includervi problematiche più ampie connesse alla biodiversità e per sostenere l’attuazione del piano d’azione per la biodiversità dell’Unione.

La nuova strategia per l’ambiente marino ha dato impulso ad interventi di tutela degli ecosistemi marini e di acqua dolce. L’estate scorsa la Commissione ha fissato i criteri che gli Stati membri devono applicare per valutare lo stato ambientale dei loro mari. I lavori in corso nell’ambito dello studio sull’economia degli ecosistemi e della biodiversità hanno permesso di riconoscere più chiaramente il valore economico del patrimonio naturale, rendendo i decisori più consapevoli dell’interesse di investire nel capitale naturale.

Il piano d’azione ha contribuito a una migliore comprensione dei fattori che sono all’origine della perdita di biodiversità (tra cui i cambiamenti climatici), della correlazione tra biodiversità ed altre attività settoriali e del ruolo cruciale svolto dagli ecosistemi nell’attenuare i cambiamenti climatici e favorire l’adeguamento a tale fenomeno.

L’integrazione delle preoccupazioni relative alla biodiversità e agli ecosistemi nelle altre politiche comunitarie costituirà il punto di forza della strategia per il periodo successivo al 2010. Le riforme previste dei settori politici che hanno implicazioni significative per la biodiversità, quali la politica agricola comune e la politica comune della pesca, e i lavori preparatori per il prossimo periodo di programmazione della politica regionale dell’Ue offriranno buone opportunità sia per ridurre gli impatti negativi sulla biodiversità che per mobilitare risorse destinate a finanziare misure volte a garantirne il ripristino e la conservazione.

La nuova strategia si avvarrà di una base di conoscenze notevolmente consolidata e di un parametro di riferimento per la biodiversità che consentirà di individuare e misurare chiaramente le tendenze al di là del 2010.

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