Il Kenya conferma il divieto di utilizzare Ogm in agricoltura. Nonostante le pressioni, resta in vigore lo stop alle colture transgeniche, sostenuto ora dalla Alliance for a Green Revolution in Africa, come riporta un articolo apparso sul portale africano Coast Week.
Al Kenya e’ stato chiesto di rinviare l’introduzione di colture geneticamente modificate (GM) e di sostenere l’utilizzo di strumenti convenzionali di produzione alimentare.
Sylvia Mwichuli, direttrice della Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA), ha dichiarato che il paese dell’Africa orientale non dovrebbe avere fretta di introdurre le colture geneticamente modificate dal momento che gli attuali metodi di produzione alimentare sono sottoutilizzati.
"Dovremmo sfruttare pienamente la scienza che abbiamo prima di introdurre nuove tecnologie che non siamo in grado di gestire pienamente", ha spiegato, martedi’.
Mwichuli ha sottolineato come i produttori agricoli del Kenya conoscano a malapena i metodi innovati di produzione alimentare disponibili nel paese, ed e’ questo il motivo per cui non li utilizzano.
"Introdurre gli Ogm sarebbe precipitoso. La tecnologia non e’ la panacea contro l’insicurezza alimentare. Vi sono tecnologie piu’ utili in Kenya, che non sono state diffuse tra i produttori agricoli. Ed e’ da qui che dovremmo partire", ha detto.
Mwichuli ha osservato che vi sono centinaia di scienziati, ivi compresi selezionatori di piante, che, in Kenya, stanno sviluppando varieta’ di sementi che possono essere piu’ utili per gli agricoltori, prima di introdurre gli Ogm.
"Attualmente, cio’ che questi selezionatori di piante sviluppano non raggiunge gli agricoltori. E si tratta proprio delle sementi che dovremmo distribuire ai produttori agricoli per consentire loro di aumentare i raccolti", ha detto Mwichuli, aggiungendo che il Kenya non e’ in grado di gestire pienamente la tecnologia degli Ogm.
In Kenya, i produttori agricoli non producono, oggi, in modo ottimale. Per esempio, molti coltivatori kenioti raccolgono solo una tonnellata, o anche meno, di mais da un acro di terra, pur potendo ottenerne fino a tre tonnellate.
"Dovremmo chiederci cosa possiamo fare per migliorare la loro produttivita’, perche’ abbiamo la tecnologia e gli input. Se utilizzano sementi di bassa qualita’, riforniamo loro quelle buone, e insegniamo loro le migliori pratiche agricole. Gli Ogm non sono la panacea".
Nel 2006, il Kenya ha approvato una legge sulla biosicurezza, tesa a fornire una cornice giuridica per le applicazioni biotecnologiche nel paese.
Tuttavia, nel 2012, il Kenya ha vietato la commercializzazione delle colture geneticamente modificate, a seguito del collegamento di questi alimenti con diverse malattie, ivi compreso il cancro.
Nel corso degli anni, i piccoli produttori agricoli e le organizzazioni che si oppongono all’introduzione della tecnologia Ogm hanno esercitato una forte pressione sul governo, perche’ approvi delle disposizioni legislative volte a proteggerli contro queste colture.
Il divieto resta in vigore anche se i crociati della tecnologia hanno spinto sul governo, chiedendone la rimozione.
Una delle colture che viene propagata in Kenya attraverso l’utilizzo di Ogm e’ il cotone resistente agli insetti (il cotone BT), che e’ resistente ai vermi del cotone.
Mwichuli ha sottolineato come gli agricoltori del Kenya e di altre zone del continente si trovino a dover far fronte a numerosi problemi che non possono essere risolti dalle colture geneticamente modificate.
"In Kenya, milioni di produttori agricoli non possono accedere ai mercati e avere prezzi migliori. Dovremmo, prima di tutto, iniziare a fare in modo che l’agricoltura sia un settore ben pagato. Facciamo si’ che i nostri produttori agricoli possano disporre tempestivamente di input di qualita’, si impegnino nelle migliori pratiche agricole, abbiano accesso a servizi di assistenza tecnica e di divulgazione in ambito agricolo, e al credito, prima di introdurre gli Ogm,", ha detto.
Mwichuli ha ricordato che i paesi che hanno introdotto le colture geneticamente modificate hanno messo i loro agricoltori nelle condizioni di produrre a sufficienza, utilizzando tecnologie convenzionali. [portale – a cura di agra press]