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L’Unione Europea “viaggia” verso una bioeconomia

Indirizzare l’economia europea verso un più ampio e sostenibile uso delle risorse rinnovabili. E’ l’obiettivo della Commissione europea che ha adottato una nuova strategia nell’ambito di due iniziative faro della strategia Ue 2020: "L’Unione dell’innovazione" e Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse.

Con il previsto aumento della popolazione mondiale fino a sfiorare 9 miliardi di abitanti nel 2050 e l’esaurimento delle risorse naturali, l’Europa ha bisogno di risorse biologiche rinnovabili per produrre alimenti e mangimi sicuri e sani ma anche materiali, energia e altri prodotti. “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” è una strategia della Commissione che prevede un piano d’azione basato su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema.

L’obiettivo dell’Esecutivo comunitario è creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente. Il piano si incentra pertanto su tre aspetti chiave: sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia; sviluppare mercati e competitività nei diversi settori interessati; e, infine, stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate.

Il termine "bioeconomia" si riferisce a un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. Essa comprende anche l’uso di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile. I rifiuti organici, ad esempio, rappresentano un potenziale notevole in alternativa ai concimi chimici o per la conversione in bio-energia, e possono coprire il 2% dell’obiettivo stabilito dall’UE per le energie rinnovabili.

La bioeconomia europea vanta già un fatturato di circa 2 000 miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone, che rappresentano il 9% dell’occupazione complessiva dell’Ue. Comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta e carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si calcola che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto sarà pari a dieci euro entro il 2025.

Alcuni Stati membri, fra cui la Danimarca, la Finlandia, la Germania, l’Irlanda e i Paesi Bassi hanno già elaborato delle strategie per la bioeconomia. A livello mondiale, Canada, Cina, Sud Africa e Usa possono contare su ambiziose strategie in questo settore, sia già attive che in corso di elaborazione.

La necessità di aumentare il finanziamento pubblico per la ricerca e l’innovazione in materia di bioeconomia è stata riconosciuta nell’ambito del futuro programma di ricerca "Orizzonte 2020": sono stati proposti investimenti per 4,7 miliardi di euro da destinare alla sfida “Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima nonché bioeconomia”, affiancati da ulteriori finanziamenti in altri settori del programma Orizzonte 2020.

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