il Punto Coldiretti

Ogm, la Commissione Ue rilancia la coesistenza ma i consumatori dicono no

Mentre i consumatori continuano a dire no al transgenico, la Commissione ha pubblicato una nuova relazione sulle strategie nazionali che mirano a garantire la coesistenza delle culture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche.

Dal rapporto si apprende che 15 Stati membri, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Francia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Olanda, Portogallo, Romania, Svezia e Slovenia hanno adottato una legislazione per garantire la coesistenza tra diverse colture (11 di più che nel 2006, al momento della pubblicazione della prima relazione). Tre altri Stati membri hanno notificato alla Commissione progetti di testi legislativi mentre il resto degli Stati membri non prevedono di realizzare un quadro regolamentare a breve termine, poiché la probabilità di coltivare piante geneticamente modificate sul loro territorio è giudicata debole.

Gli approcci adottati dagli Stati membri differiscono al livello delle procedure amministrative e delle specifiche tecniche di segregazione. Queste differenze riflettono la diversità regionale in termini di fattori agronomici, climatici ed altri, che influenzano la probabilità di una presenza fortuita di Ogm nelle culture non geneticamente modificate.

Al termine della sua analisi la Commissione europea è giunta ad una serie di conclusioni.
In primo luogo, l’esecutivo comunitario ha ritenuto che, visti gli esisti summenzionati, l’approccio della coesistenza, fondata sul principio di sussidiarietà, rappresenta buona soluzione tale da escludere un cambio di politica volta ad una maggiore armonizzazione del settore.

Inoltre, la Commissione ha ribadito la necessità in futuro di intensificare, attraverso il sistema Coex-net, gli sforzi per facilitare la cooperazione tra gli Stati membri e promuovere un approccio scientifico per la realizzazione di misure di segregazione.

Per concludere, la Commissione ha annunciato la presentazione, nel 2012, di una relazione sui progressi compiuti  nel settore che comprenderà un bilancio sull’ applicazione delle disposizioni nazionali di coesistenza per tipo di coltura.

“Quasi tre italiani su quattro che esprimono una opinione (72 per cento) ritengono che i cibi con organismi geneticamente modificati sono meno salutari di quelli tradizionali ed è pertanto necessario difendere la produzione Made in Italy dai rischi di inquinamento – ha commentato la Coldiretti -, a partire dalle sementi. Nonostante la crisi economica la grande maggioranza dei cittadini non giudica la diffusione degli organismi geneticamente modificati una soluzione positiva e al contrario si rafforza l’opposizione da parte degli italiani (+ 5,2 per cento)”.

Le coltivazioni Ogm nel mondo non solo non hanno risolto il problema della fame, ma hanno anche aggravato la dipendenza economica dall’estero di molti Paesi in via di Sviluppo, mentre l’Italia con i primati conquistati qualitativi e nella sicurezza alimentare nell’agroalimentare ha una ragione più per rispettare il principio della precauzione nei confronti dei consumatori che mostrano una forte opposizione agli Ogm.

Si ricorda che l’esperienza comunitaria in materia di colture geneticamente modificate resta estremamente limitata, se comparata a d’ altre regioni del mondo. Nell’Ue è attualmente coltivato solo una varietà di  granoturco geneticamente modificato resistente ad alcuni parassiti della famiglia dei lepidotteri (Mon810). Tale varietà di mais nel 2008, è stata coltivato dalla Repubblica ceca, Germania, Spagna, Portogallo, Romania e Slovacchia su una superficie di circa 100.000 ettari, ovvero 1,2% della superficie totale comunitaria coltivata a granoturco.

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