il Punto Coldiretti

Sovranità alimentare, giovani e innovazione le leve della nuova legge di orientamento della Francia

La Legge di Orientamento italiana è stata un capolavoro normativo che è riuscito a imprimere una nuova marcia all’agricoltura italiana facendola uscire dal suo ristretto piccolo mondo e proiettandola verso le nuove frontiere della trasformazione e dei servizi a 360 gradi. Una normativa fortemente voluta dalla Coldiretti che ha subito anche ulteriori perfezionamenti e che è oggi ancora più valida.

Ma in questi ultimi 23 anni una pandemia e due guerre hanno cambiato il mondo nel quale l’agroalimentare si muove. E soprattutto è emersa con forza la necessità di rafforzare l’autosufficienza alimentare che nell’Unione europea era stata messa in discussione. La legge di Orientamento ha consentito alle imprese agricole, anche piccole, di resistere e consolidarsi, ma ora forse serve uno slancio in più. La Francia, che recentemente si è allineata al nostro Paese nella guerra ai prodotti agricoli realizzati in laboratorio, ha presentato un progetto di legge d’orientamento sulla sovranità alimentare e il ricambio generazionale. 

Due temi forti dell’azione sindacale della Coldiretti che è stata l’artefice della legge di Orientamento. Le tematiche alla base del progetto normativo francese sono interessanti proprio perché puntano sulla crisi demografica del settore agricolo e sulla autosufficienza alimentare. 

Due obiettivi diventati prioritari per tutti i paesi europei. Anche in Francia il tasso di invecchiamento è alto e si calcola che entro il 2030 ci saranno circa 170.000 agricoltori in età pensionabile. Ecco dunque che i capisaldi della normativa sono: definizione della sovranità alimentare, formazione, ricerca e innovazione, obiettivi sui nuovi insediamenti e misure di semplificazione. Si tratta dei temi che sono stati in primo piano alla “due giorni” al Brennero organizzata dalla Coldiretti per rimettere la centro delle politiche agroalimentare europee proprio il tema della sovranità alimentare.

Che va sostenuta con una tutela sull’intero fronte europeo delle produzioni alimentari partendo dall’etichetta con l’indicazione dell’origine della materia prima che attualmente è obbligatoria solo in Italia e non ancora per tutti i cibi. In primo piano dunque la difesa delle produzioni nazionali e controlli più stringenti sulle importazioni in particolare da Paesi terzi che non garantiscono gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro. L’enorme quantità di import rischia anche di favorire le frodi trasformando in “italiano” prodotti stranieri.

Ma con un’etichetta trasparente in tutto il territorio della Ue si potrebbe anche mettere un argine all’italian sounding che erode spazi e redditi al vero Made in Italy non solo fuori dai confini dell’Unione. Insomma i temi sui quali la Francia sta procedendo a un restyling normativo sono gli stessi che Coldiretti ha rilanciato nella manifestazione al Brennero che ha visto la partecipazione di oltre 10mila agricoltori.

Per quanto riguarda la nuova legge francese si parte dal presupposto che agricoltura, pesca e acquacoltura rivestano un “un grande interesse generale in quanto garantiscono la sovranità alimentare della Nazione, che concorre alla difesa dei suoi interessi fondamentali”.  L’obiettivo delle politiche pubbliche è contribuire “alla protezione della sovranità alimentare della Francia” per garantire e migliorare l’approvvigionamento alimentare fornendo “cibo sano, sicuro, diversificato, nutriente, accessibile a tutti durante tutto l’anno e proveniente da alimenti prodotti in modo sostenibile”. Altri obiettivi indicati sono la produzione sostenibile di biomassa nel territorio e il contributo del settore alla decarbonizzazione dell’economia. 

E in primo piano c’è il controllo delle dipendenze in termini di importazioni ed esportazioni. Per contribuire alla “sovranità alimentare” della Francia si investe sul rinnovamento dei lavoratori agricoli dando priorità all’insediamento dei giovani in settori strategici per la sovranità alimentare ed energetica, adattati alle sfide di ciascun territorio e verso sistemi di produzione diversificati e sostenibili dal punto di vista umano, economico ed ecologico.

Per attrarre nuove leve la strategia indicata è di “incoraggiare le vocazioni agricole tra la popolazione scolastica, ma anche tra le persone in fase di riqualificazione professionale o in cerca di lavoro”. Ma anche di creare un collegamento tra chi vuole portare avanti un nuovo progetto agricolo e i pensionandi e non solo in ambito familiare.

E poi informazioni chiare sullo stato delle aziende. Lo Stato si impegna infatti a “facilitare l’accesso ai terreni agricoli in condizioni trasparenti ed eque. Fornisce formazione per le professioni nel campo dell’agricoltura, della silvicoltura, dell’acquacoltura, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli e delle professioni correlate, in modo adattato alle transizioni ecologiche e climatiche, alla questione della sovranità alimentare e ad altri sviluppi economici, sociali e sanitari, nonché allo sviluppo territoriale”. 

Ogni anno il Governo presenta un rapporto sullo stato della sovranità alimentare francese. Un’altra leva è individuata nella formazione con una road map definitiva per il 2030: aumentare in numero significativo le persone formate nelle professioni dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare e i consulenti che supportano i lavoratori di questi settori; accrescere il livello medio di istruzione dei nuovi lavoratori nei settori agricolo e agroalimentare, in particolare aumentando le loro competenze nelle transizioni agro-ecologiche e climatiche.

E sempre in chiave agro ecologica e climatica la legge prevede un maggiore sforzo sul fronte della ricerca e dell’innovazione. Lo Stato e le regioni attueranno un programma nazionale triennale di formazione accelerata per l’acquisizione di competenze nelle transizioni agroecologiche e climatiche per 50.000 professionisti nel campo dell’istruzione, della formazione, della consulenza e della gestione.

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