La Corte dei Conti Ue critica l’attuale gestione della politica di coesione
La Corte dei Conti europea torna a criticare la politica di coesione che tra gli 11 obiettivi fissati nella programmazione 2014-2020 prevede anche la promozione della competitività delle piccole e medie imprese, del settore agricolo, della pesca e acquacoltura, la tutela dell’ambiente e l’uso efficiente delle risorse, il sostegno della transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settore oltre al rafforzamento della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione. Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, le procedure di selezione dei progetti nell’ambito della politica di coesione sono tuttora più improntate alle realizzazioni e alla spesa piuttosto che ai risultati, nonostante da tempo sia stata espressa l’intenzione di migliorare tale situazione. E in particolare la relazione ha evidenziato ”gravi debolezze nell’efficacia e nel monitoraggio delle misure”. Nelle procedure esaminate dalla Corte non sono stati rilevati tra i criteri di selezione indicatori in grado di quantificare i risultati. Da qui il mancato ricorso a un punteggio dei progetti con il risultato che non c’è garanzia che siano state scelte le iniziative migliori. Per il periodo 2014-2020 sono stati resi disponibili per la politica di coesione Ue 350 miliardi. La Corte dei Conti Ue formula una serie di suggerimenti. In particolare raccomanda agli Stati membri di obbligare i beneficiari a definire almeno un indicatore di risultato del progetto, alla Commissione di definire indicatori di risultati comuni per il Fondo europeo di sviluppo regionale e di procedere nel 2019 a una sensata verifica della performance.
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