il Punto Coldiretti

Al via i test sui farmaci antifiammatori nella carne di cavallo

Presto inizieranno i test sulla carne di cavallo per verificare l’assenza di fenilbutazone, l’anti-infiammatorio rinvenuto nel Regno Unito in 9 carcasse di cavallo, che ad alte dosi potrebbe costituire un potenziale pericolo per l’uomo. Lo ha dichiarato il commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori Tonio Borg,  facendo riferimento al piano di test predisposto a livello Ue che prevede un numero di controlli diversificato a seconda dei Paesi. L’Italia dovrebbe essere sottoposta a 150 test, mentre in tutta l’Unione ci si attende un piano da 2.250 campioni, soprattutto al livello della distribuzione (1 campione ogni 50 tonnellate di carne di cavallo prodotta).

Il piano di controlli coprirà tutti e 27 gli Stati membri e partirà a marzo, per terminare il 15 aprile. In ogni caso, si tratta di un momento decisivo anche per le misure di trasparenza che la Commissione deciderà di adottare. Dopo che in questi anni l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dato prova di una apertura e di un controllo democratico che non ci si attendeva in via preliminare, anche l’approccio con cui l’esecutivo europeo intenderà trattare la materia ne risulta profondamente condizionato.

Attualmente non è possibile sapere su quali aspetti dei risultati verranno fornite informazioni puntuali (ad esempio, il nome delle aziende coinvolte dallo scandalo, le partite, le destinazioni o i partner commerciali). Come per il Rasff-Rapid alert system for food and feed, anche in questo caso sembra che le informazioni fornite varino su base geografica, con diversi livelli di trasparenza.

Nel Regno Unito sono attualmente pubblicati i nomi delle aziende e i dettagli dei prodotti nei quali è stata rinvenuta carne di cavallo. Altri Stati adottano una maggiore riservatezza. I membri del Parlamento Europeo, oltre a chiedere con forza l’indicazione obbligatoria dell’origine della carne (come da possibilità contenute nel Reg. UE 1169/2011) e della carne trasformata, vorrebbero un inasprimento delle sanzioni in caso di frode alimentare. Attualmente le legislazioni nazionali sulle sanzioni sono diversificate, in certi casi decisamente deboli, creando delle falle più a monte nel sistema complessivo di gestione del rischio. Gli incentivi a comportarsi in modo “corretto” evitando le frodi, infatti, possono essere minori in quei paesi con legislazioni più accomodanti. Questo aspetto rende la filiera alimentare europea – già altamente interconnessa da un punto di vista commerciale – decisamente vulnerabile, con scenari di “importazione del rischio alimentare” non ancora adeguatamente presidiati.

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