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Arriva la “lista nera” dei cibi di importazione ad alto rischio

La Commissione Europea ha avanzato una proposta sulla definizione di una lista di prodotti – tra cui frutta e verdura, noci e altro – che sono maggiormente suscettibili di costituire una minaccia per il rischio sanitario. In questo modo i controlli alle importazioni potranno aumentare, a seconda della reale necessità ed in base alla propensione percentuale al rischio di singoli prodotti con una provenienza ben definita.

In particolare, i posti di controllo transfrontalieri dovrebbero essere in grado di controllare la documentazione per ogni consegna di alimenti presenti sulla lista. La misura nasce soprattutto dalla necessità di verificare i livelli di aflatossine, che sono un potente agente cancerogeno presente in natura nella frutta secca e noci.

In base alla procedura che starebbe per essere messa a punto, e che quindi valuta la predisposizione al rischio di un alimento per un dato paese esportatore verso l’Ue, il 100% delle noci del Ghana dovrebbe essere controllato, così come il 50% delle spezie provenienti dall’India. In questo modo, i dati del sistema di allerta preventivo potrebbero essere pienamente messi a frutto.  Si va insomma nella direzione di una regia unificata della sicurezza alimentare anche per i commerci internazionali.

Nello stesso tempo, l’aumento del commercio di cibi trasformati sta creando problemi per la sicurezza alimentare: ingredienti e altri additivi non sono sempre indicati allo stesso modo nelle etichette delle varie parti del mondo. Il recente incontro a Parigi tra l’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Afssa) ed Europea (Efsa) ha inoltre posto all’attenzione le misure di controllo sulle importazioni in modo da limitare al massimo i rischi per i consumatori.

La proposta avanzata dalla Francia di rafforzare i controlli alle importazioni e di applicare gli stessi standard di sicurezza alimentare europea ai paesi importatori era già stata approvata da 13 paesi europei, nonostante l’opposizione di Svezia, Olanda, e Regno Unito che invece proponevano l’adozione di standard internazionali di riferimento e quindi non solo europei.

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