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Carne equina, presto al via una nuova tornata di controlli

La Commissione europea ha annunciato per la prossima primavera una nuova tornata di test per verificare la presenza non dichiarata di carne di cavallo nei prodotti etichettati come contenenti carni bovine. Ogni Stato membro dovrà definire un proprio calendario dei controlli e i risultati verranno pubblicati entro fine luglio. Lo scorso anno i test effettuati avevano rivelato che il 4,6 per cento dei prodotti controllati conteneva carne di cavallo non dichiarata.

Intanto, ad un anno di distanza dallo scoppio dell’ horsegate, la Commissione ha  pubblicato un rapporto nel quale viene fatto il punto della situazione sulle iniziative intraprese e quelle ancora da intraprendere. Secondo la Commissione lo scandalo ha evidenziato la necessità di migliorare la cooperazione tra le singole autorità nazionali, uno strumento indispensabile per affrontare in modo efficace la lotta alle frodi alimentari.

Ritiene inoltre opportuno rafforzare la capacità del sistema di controllo nel rilevare e prevenire eventuali frodi. In questo contesto di fondamentale importanza potrebbero essere utili, ad esempio, metodi sonori per l’individuazione delle adulterazioni e la capacità di anticipare, per quanto possibile, le "opportunità "di frode lungo la catena alimentare.

Sono diverse – si legge nel rapporto – le iniziative intraprese finora per migliorare l’intero sistema dei controlli Ue. Eccone alcune. Si parte dall’istituzione dell’EU Foof Fraud Network composto dai rappresentanti della Commissione e degli Stati membri (più Islanda, Norvegia e Svizzera).
 
Ma c’è anche lo sviluppo (i lavori però sono ancora in corso) di uno strumento informatico simile al sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi, che consente ai membri della rete uno scambio rapido di informazioni e dati sui potenziali casi di frode transfrontaliera.

Ancora, formazione specializzata per ispettori del settore alimentare e per le autorità giudiziarie sulle nuove tecniche di controllo e una speciale attenzione a livello comunitario per lo sviluppo delle capacità di analisi di laboratorio avanzate, attraverso la condivisione delle conoscenze e delle risorse disponibili negli Stati membri e lo sviluppo di programmi di ricerca specializzati.

Contemplata anche una proposta legislativa per rivedere il quadro giuridico applicabile ai controlli ufficiali lungo la catena agroalimentare e uno studio (previsto entro l’anno) sul quadro giuridico che disciplina attualmente la lotta contro le pratiche fraudolente e ingannevoli. Serve, infine, un migliore coordinamento a livello UE di tutti i servizi che si occupano di questioni relative a frodi alimentari e la creazione di un team dedicato all’interno della Commissione (Direzione generale Salute e consumatori ).

Purtroppo però – e questa è la nota dolente – la Commissione ribadisce ancora una volta il proprio no all’indicazione in etichetta del Paese di origine. Dimenticando che è la maggioranza dei consumatori a richiederla, la Commissione ritiene che tale indicazione non può essere considerata un valido strumento per evitare le pratiche fraudolente. Il rapporto è attualmente è in fase di discussione con il Parlamento europeo e gli Stati membri. In base ai risultati della discussione, la Commissione valuterà se compiere o meno ulteriori passi.

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