Fondi Ue sulla promozione, Coldiretti e Filiera Italia salvano vino, carne e salumi
Grazie al pressing del Governo italiano, sollecitato nei giorni scorsi da Coldiretti e Filiera Italia con una lettera a firma del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e dell’Amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia il programma di lavoro annuale 2024 nell’ambito della politica di promozione dei prodotti agricoli dell’Ue è stato approvato senza alcun riferimento a possibili criteri di valutazione dei progetti che penalizzino la promozione sul mercato interno di cibi come la carne rossa, i salumi e le bevande alcoliche come il vino. Il giusto impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini non deve tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dall’Unione alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tutti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti. I limiti posti all’attività di promozione rischiano di colpire prodotti dalle tradizioni secolari con un impatto devastante sulla biodiversità dei territori colpendo i prodotti tipici e soprattutto famiglie impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’Italia è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione. Gli ultimi innumerevoli tentativi atti a demonizzare vino, carne, salumi e prosciutti, con milioni di lavoratori europei in questi settori coincidono in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale e non lo possiamo accettare. Sarebbero evidenti le ripercussioni negative in termini di competitività delle imprese sul mercato europeo – in un periodo già reso difficile dagli effetti della pandemia e delle guerre in atto – e basata su una stigmatizzazione aprioristica di alcuni prodotti. Una penalizzazione ingiustificata che andrebbe ad esclusivo vantaggio delle produzioni importate dai Paesi Extra UE, con standard ambientali e qualitativi ben al di sotto di quelli europei. Fondamentale, dunque l’eliminazione di riferimenti a questi prodotti dal testo finale approvato, a tutela della norcineria italiana che è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi. Senza dimenticare il volano economico generato dal vino italiano che vale circa 14 miliardi di fatturato e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. |
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