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Primo via libera alla nuova Pac, ecco le novità

Primo via libera del Consiglio Ue al pacchetto della Politica agricola comune (Pac) post 2020 che dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2023. Ora il Consiglio ha il mandato a negoziare con l’Europarlamento. La nuova Pac ha obiettivi più ambiziosi sull’ambiente anche se viene proposta una maggiore flessibilità agli Stati membri sul raggiungimento degli stessi.

E’ previsto un contributo aggiuntivo per quegli agricoltori che vanno oltre i requisiti ambientali e climatici di base con l’introduzione di “schemi ecologici” nei quali rientrano agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica. Agli schemi ecologici dovrebbe essere riservato il 20% degli aiuti diretti il cosiddetto primo pilastro della nuova Pac.

La percentuale destinata alle misure agroambientali sale al 30% per quanto riguarda lo Sviluppo rurale (secondo pilastro). Tutti gli agricoltori sarebbero comunque vincolati a standard ambientali più elevati; anche i più piccoli. E per sostenere questi ultimi verso la transizione di una Pac più green si adotterebbero controlli semplificati.

Per i giovani è previsto un contributo per avviare l’attività fino a 100.000 euro.
Tra le altre misure la possibilità per gli Stati di destinare l’1% dei pagamenti diretti per la costituzione di fondi di mutualizzazione, la franchigia di 2.000 euro per azienda nel caso di applicazione della disciplina finanziaria, l’applicazione del capping alla singola persona giuridica titolare dell’azienda.

Negli stessi giorni in cui era in corso il Consiglio agricolo anche il Parlamento Ue ha esaminato e approvato gli emendamenti alla proposta di riforma Pac. Bocciata a maggioranza la richiesta di rigettare totalmente la proposta della Commissione.

L’Europarlamento ha votato a favore di una politica con ambizioni agricole, ambientali e sociali comuni a tutti i territori dell’Unione Europea, una politica che riconcilia economia e ambiente, per l’agricoltura europea e per le nostre zone rurali, una politica trasparente nella gestione dei fondi europei e capace di dimostrarne l’efficacia e misurarne i risultati che genera, una politica che non confonda la flessibilità necessaria con la rinazionalizzazione.

“Occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui, con l’emergenza Covid -19, il cibo ha dimostrato tutta la sua strategicità per difendere l’Europa dalle turbolenze provocate dalla pandemia che ha scatenato corse agli accaparramenti e guerre commerciali con tensioni e nuove povertà” commenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

“Un obiettivo – continua Prandini – che può essere raggiunto solo garantendo un budget adeguato a sostegno degli agricoltori per fare fronte alle nuove sfide ambientali e climatiche e non dipendere dall’estero per cibo e bevande che sono diventanti un elemento strategico per la ripresa economica dell’Ue. Serve una Pac forte, semplice ed efficace e con risorse adeguate per garantire la competitività delle imprese e consentire di svolgere un ruolo essenziale nel presidio territoriale, nel contrasto alla crisi climatica e contro il dissesto idrogeologico”.

“Nell’ambito del dibattito ancora aperto sul Quadro Finanziario Pluriennale è pertanto necessario superare lo storico squilibrio nei fondi europei assegnati all’agricoltura italiana che si colloca al primo posto della classifica europea per valore aggiunto ma è la meno sostenuta tra quelle dei principali Paesi europei dove in vetta alla classifica ci sono al primo posto la Francia, seguita da Germania e Spagna – conclude il presidente della Coldiretti -. E’ necessario tenere conto delle differenze dei costi di produzione all’interno dell’Unione Europea per garantire la competitività delle imprese”.

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