il Punto Coldiretti

Moncalvo: “La nostra proposta per la Pac del futuro”

“Un’Europa oggi in cerca d’identità e messa sempre più in discussione all’interno degli stessi Stati Membri dovrebbe guardare alla sua agricoltura come a una risorsa anche in termini di idee e soluzioni, poiché si tratta dell’unico settore che più e meglio di altri ha saputo realizzare in questi anni una reale integrazione. All’opposto, ogni tentativo di indebolirlo vorrebbe dire minare le stesse fondamenta dell’Unione, proprio in un momento particolarmente critico per il suo futuro”.

Lo scrive il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’introduzione al libro instant book della Coldiretti che analizza le proposte legislative per la Pac 2021-2027. “E’ per questo che ogni analisi sul futuro della Pac, tracciato dalle proposte legislative della Commissione Europea, non può che – spiega Moncalvo – partire dal tema delle risorse. Dobbiamo dunque affermare con forza che le ipotesi di taglio alla Politica Agricola Comune presenti nel documento dell’esecutivo comunitario sul primo bilancio pluriennale sono insostenibili in un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Ue deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza. Né possiamo accettare che sia l’agricoltura a pagare il conto della Brexit. L’ipotesi di riduzione dei fondi è stata peraltro giustamente bocciata dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione.

A preoccupare è l’impatto negativo di questi tagli sui bilanci delle aziende agricole impegnate a garantire i migliori standard di qualità, sanitari ed ambientali, proprio nel momento in cui servirebbe una Pac che finanzi i beni pubblici europei di carattere territoriale e ambientale prodotti dall’agricoltura, recuperando con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola. Una esigenza per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare e per contribuire alla crescita dell’intera economia europea attraverso la filiera produttiva che esso alimenta.

Ma, oltre a rafforzare il budget occorre garantire una più equa distribuzione delle risorse superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato. Un obiettivo che deve essere raggiunto con una convergenza esterna ed interna per rendere i pagamenti diretti coerenti con parametri come i costi di produzione, il lavoro ed il valore aggiunto. E’ infatti necessario rappresentare meglio la diversità socio-economica delle diverse agricolture europee, senza applicare insopportabili tagli lineari. Solo così si potranno rafforzare gli elementi positivi in una proposta che presenta al proprio interno luci ed ombre.

Certamente positivo è l’obiettivo di andare oltre il greening, la cui applicazione è estremamente complessa per gli agricoltori, oltre ad essere anti-economico e incoerente con gli obiettivi ambientali della Pac, ma il nuovo “eco-schema” dovrà essere gestito correttamente e va accolta con favore l’opportunità garantita agli Stati Membri di adattare al meglio le misure ambientali al fine di renderle coerenti in maniera flessibile alle esigenze locali. Gli schemi ecologici e le misure agroambientali per essere efficaci devono essere progettati tenendo conto delle reali esigenze ambientali di un determinato territorio; non possono essere un modo per ridistribuire gli aiuti ma devono rappresentare un premio aggiuntivo.

Va nella direzione delle nostre richieste la proposta di concedere gli aiuti solo ai veri agricoltori con la possibilità dello Stato Membro di definirli in base a criteri nazionali. Mentre in Italia si assiste ad un epocale ritorno delle nuove generazioni alla terra è importante il maggiore sostegno ai giovani. I piani di sviluppo rurale, lavorando in sinergia con gli obbligatori sostegni del primo pilastro, dovranno continuare il percorso di ricambio generazionale incentivando l’inserimento di giovani agricoltori, la multifunzionalità aziendale e quei progetti di filiera che garantiscono il giusto compenso per le imprese.

In una situazione segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici, la gestione del rischio e la stabilizzazione dei redditi sono obiettivi strategici, complementari al sistema di pagamenti diretti, da attuare attraverso strumenti capaci di intervenire con tempestività nel momento del verificarsi dell’evento. La possibilità di utilizzare dispositivi basati su redditi e/o rese indicizzati costituisce un elemento di forte e positiva semplificazione. La proposta dalla Commissione introduce tra le novità il cosiddetto “new delivery model” ossia un piano nazionale per l’intera Pac gestito secondo l’approccio dello sviluppo rurale, con importanti gradi di flessibilità che verrebbero quindi trasferiti anche alla gestione dei pagamenti diretti e alle misure settoriali.

Oltre al rischio di una potenziale nazionalizzazione della Pac occorre prioritariamente evitare che il nuovo modello si traduca in distorsioni nella attribuzioni dei sostegni ed in un ulteriore carico burocratico, che è già a livelli insopportabili per le imprese.Sono questi alcuni degli elementi chiave della proposta della Commissione sulla quale si apre ora un negoziato complesso per l’Italia che deve difendere i primati conquistati dall’agricoltura nazionale, al vertice in Europa per qualità, sicurezza alimentare, ambientale e per valore aggiunto.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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