il Punto Coldiretti

Fertilizzanti tossici, servono attenzione e regole certe

Dopo l’operazione Gatto con gli Stivali, che aveva segnato l’anno zero per le produzioni Bio, ora una nuova operazione di Guardia di Finanza e dell’Icqrf ha portato al sequestro di 65 tonnellate di fertilizzanti “naturali” tossici contenenti l’alcaloide “matrina”. La sostanza, altamente tossica, sarebbe vietata addirittura nel paese produttore, la Cina, mentre ingannerebbe molti agricoltori, in quanto venduta come “naturale”. Ma è stata rinvenuta in quella che Repubblica non esita a definire una “colossale frode” nei confronti degli agricoltori. Ben 65 tonnellate di fertilizzanti, oltretutto venduti in prodotti bio.

Proprio la definizione “bio” sull’etichetta dei composti fertilizzanti ha permesso di evitare i controlli di routine ai fitosanitari, anche se si trattava di una vera e propria frode. Se gli agricoltori sono i primi frodati (il traffico illecito avrebbe fruttato 3,5 milioni di euro), la mancanza di linee guida italiane circa cosa possa essere definito naturale e cosa no, anche circa le sostanze attive, è problematico. Francia, USA e Gran Bretagna hanno invece regolato l’utilizzo di tale menzione, sebbene riferita al food. Insomma, un vuoto da colmare.

Oltre ad una riflessione più generale, ovvero, il naturale può anche essere velenoso. La sostanza infatti, un alcaloide neurotossico, si estrae dalle radici di una leguminosa, la Sophora Flavescens: ma non è ammessa in Europa, e non risulta commercializzabile. Solo pochi paesi la utilizzano come pesticida. Si è scoperto che i pesticidi, spacciati peraltro come fertilizzanti, ma con nessun potere fertilizzante, provengono da Cina e India e poi distribuiti in Puglia, Sardegna (dove sono partite le indagini con 10 tonnellate sequestrate), ma anche altre regioni italiane. Non si tratta in ogni caso di episodi isolati, ma, in base alle ricostruzioni fatte, di un vero e proprio sistema strutturato.
 
Inoltre, il problema dei fitosanitari contraffatti è un fenomeno globale: filiere lunghe poco controllabili, costi crescenti degli input agricoli, necessità di ricorrere a mix di prodotto e dosaggi, acquisti on line, diversi standard normativi sulle sostanze ammesse o proibite nelle diverse parti del mondo: sono tutti aspetti che aumentano i rischi di prodotti non genuini, al punto tale che la stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sta da qualche anno seguendo il tema con attenzione

Gli agricoltori (biologici e non) al fine di evitare inganni, possono adottare alcune semplici prassi di condotta: acquistare solo prodotti perfettamente confezionati ed integri, non sfusi, con possibilità di controllare l’etichetta del prodotto e le condizioni d’uso; rifornirsi solo da distributori riconosciuti ed autorizzati; rifiutare l’utilizzo di prodotti venduti come “equivalenti” ma “non di marca”, laddove questo si traduca nell’assenza di riferimenti più precisi al produttore ed eventualmente distributore; in caso di dubbi sulla legittimità del prodotto, contattare le autorità preposte per controlli.

Il decreto legislativo 14 agosto 2012 n. 150, in attuazione della direttiva 2009/128/ (sull’uso sostenibile dei fitosanitari) ha ulteriormente migliorato le condizioni di impiego e la sicurezza d’uso dei fitosanitari. Intanto, in base al rapporto Efsa sui residui dei fitosanitari, l’Italia migliora ancora: i residui chimici oltre il limite calano da un già basso 0,3 per cento ad addirittura uno 0,2 per cento. Tali risultati sono 9 volte inferiori a quelli della media europea, che peggiora, passando dall’1,6 per cento di irregolarità dello scorso anno all’1,9 per cento e addirittura oltre di 32 volte inferiori a quelli extracomunitari (6,5 per cento di irregolarità).

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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