il Punto Coldiretti

Horsegate, dopo scandalo più trasparenza su etichetta e origine

Dopo lo scandalo della carne equina rinvenuta in carne di manzo, arriva una proposta forte da Bruxelles. Il Parlamento Europeo ha chiesto di indicare i margini intermedi di formazione del prezzo finale in modo trasparente, consentendo ai consumatori di realizzare immediatamente la natura spesso complessa delle filiere agroalimentari retrostanti.

I cittadini di solito non immaginano nemmeno lontanamente la natura dei profitti intermedi e il numero di attori che spesso lucrano tra produzione agricola e rivenditori finali, specie riguardo ai prodotti preconfezionati. Tra le altre proposte del Parlamento Europeo, una viene da un deputato rumeno: bisogna migliorare la conoscenza ed il flusso di informazioni che provengono dai paesi dai quali si importa carne di cavallo. Ben il 20 per cento della carne equina venduta in Europa, infatti, non disporrebbe di adeguate garanzie sulle informazioni dei medicinali somministrati agli animali.

Sono solo alcune delle opzioni di policy che seguono al dibattito sull’horsegate. Oltre ad un rinforzo delle misure di segnalazione dell’origine delle carni (inclusiva della nascita e allevamento, come da regolamento 1169), altre riguardano le sanzioni. Così ad esempio in Francia si propone di elevare fino ad un 10% del giro di affari il tenore della multa all’operatore commerciale rinvenuto colpevole.

Per altri, andrebbe posta in essere una sospensione indefinita dal commercio. Infine, la armonizzazione delle misure al massimo livello di regolazione possibile – quello europeo – andrebbe auspicata, per avere un terreno comune di azione.

Coldiretti ha chiesto anche la notifica obbligatoria della quantità percentuale della carne come ingrediente anche quando non vantata in denominazione commerciale (ad esempio, “ragù di carne”), uscendo dallo stretto sentiero delle informazioni al consumatore come disposte dalla nuova normativa (reg. 1169/2011). In particolare, riguardo al cosiddetto Quid (Quantità dell’ingrediente da dichiarare), bisogna favorire misure di trasparenza al consumatore, per le quali un semplice ordine decrescente degli ingredienti non è considerato sufficiente.

Intanto, dopo che sono stati pubblicati i risultati dei test Ue sulla presenza di carne equina nei prodotti alimentari a base di carne bovina i consumatori europei chiedono maggiori controlli indipendenti sulle aziende produttrici di alimenti. Secondo la Beuc, la maggiore organizzazione europea dei consumatori, alla luce del recente scandalo alimentare incombe la necessità di maggiori controlli più indipendenti e senza preavviso, che dovrebbero riguardare oltre naturalmente la sicurezza anche la genuinità dei prodotti alimentari.

“Abbiamo bisogno di mandare un messaggio chiaro – continua l’associazione- le indicazioni fuorvianti sui cibi non possono più essere tollerate e a tal fine l’applicazione di sanzione severe appare la misura più adeguata per scoraggiare le aziende a mettere in pratica questo tipo di condotta fraudolenta. Le aziende alimentari devono essere responsabili per gli ingredienti utilizzati nei loro prodotti e l’etichettatura di origine sarebbe il mezzo più idoneo per garantirla. I consumatori vogliono giustamente sapere da dove proviene il cibo che acquistano, pertanto la verifica della correttezza e della veridicità delle informazioni contenute sulle etichette dei  prodotti non deve essere ad esclusivo appannaggio delle stesse aziende produttrici”.

Secondo la Beuc i risultati dei test hanno mostrato come alcuni Stati membri (è il caso della Francia) sono stati colpiti più di altri dallo scandalo e avrebbero dimostrato quanto questa frode sia stata diffusa in tutta la Ue. La Vzbv, federazione che raggruppa le principali associazioni dei consumatori tedeschi sostiene che lo scandalo “horsegate” non vada considerato come un caso isolato e  sarebbe perciò auspicabile che il quadro giuridico dell’Ue venisse cambiato. E una soluzione -secondo l’organizzazione tedesca-  potrebbe venire  dal rafforzamento del Food and Veterinary Office (FVO), ma non basta, servirebbero anche l’ampliamento delle indagini in campo penale e l’adozione di sanzioni più severe per i trasgressori.

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