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Latte industriale di proseguimento? Meglio quello vaccino

La motivazione principale per la quale viene suggerito il cosiddetto latte “di proseguimento”, cioè quello industriale per bambini dagli 1 ai 3 anni, è che vanterebbe un migliore bilanciamento nutrizionale. In base a diverse evidenze infatti, sembrerebbe che il latte vaccino sia troppo ricco di proteine e grassi, ma carente di ferro e altri micronutrienti. Da qui la necessità di latte di proseguimento. Una tesi da sempre avallata pressoché da tutti e che rappresenta anche un business certamente fiorente per l’industria.

Ma ora qualcuno mette in dubbio la validità della sostituzione del latte di proseguimento con quello vaccino. Già nel 2011 il Bundesinstitut für Risikobewertung tedesco (Bfr) che si occupa di valutazione del rischio alimentare, aveva dichiarato che il latte di proseguimento non è nutrizionalmente migliore del latte vaccino. Lo scorso giugno, poi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è scagliata contro il marketing del latte di proseguimento. Alimento spesso inutile, per come è distribuito e consumato. Che non sostituisce il latte materno. E che invece andrebbe sostituito con “cibo locale e nutriente”, raccomanda l’Oms.

Una  mossa subito appoggiata da Oltremanica, dove la “Which?”, la principale associazione di consumatori inglese, ha messo sulla graticola alcune formule commerciali tra le più diffuse. Motivo? Il latte di proseguimento sarebbe in realtà nutrizionalmente inferiore e non superiore a quello vaccino. Con un costo elevato: oltre 500 sterline per un anno (585 euro),circa 235 sterline (275 euro) in più rispetto all’utilizzo di latte di mucca.

Al centro delle critiche, in particolare, l’eccessivo contenuto di zucchero, non necessario, e il basso di calcio, fondamentale per lo sviluppo degli infanti. Il confronto una nota marca di latte di proseguimento con il latte vaccino, ha rivelato che nel primo caso gli zuccheri arrivano a 7,9 g/100g di prodotto, nel latte vaccino a 4,7g/100 g mentre il calcio, è solo 86 mg/100 ml per latte di proseguimento, e 122 nel latte vaccino.

Intanto l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efas) sta lavorando su un rapporto proprio sul latte di proseguimento: il parere dovrebbe essere pronto presto e mirato proprio sugli aspetti nutrizionali. Tra le critiche che alcuni parlamentari europei hanno avanzato sul tema, il fatto che conterrebbero anche additivi non necessari. E ad oggi non esistono obblighi di composizione, per legge, sul contenuto del prodotto, a differenza del latte in polvere per lattanti che è strettamente regolato.

Intanto, la normativa Parnuts è stata aggiornata con il Regolamento 609/2013 lo scorso giugno. In base al nuovo regolamento, la Commissione dovrà procedere con atti delegati per decidere il contenuto composizionale e l’etichettatura-presentazione sia degli alimenti per lattanti, che di quelli di proseguimento.

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