il Punto Coldiretti

L’Italia si conferma leader del biologico

“Fuori dalla nicchia”, potrebbe essere il motto in calce al Bioreport 2013, appena pubblicato da Inea con la Rete Rurale Nazionale, e che fotografa la più recente evoluzione del panorama nazionale dell’agricoltura biologica.

L’Italia si conferma tra i primi 10 paesi su scala globale per estensione della superficie agricola dedicata al biologico, pari a 1.251.732 ettari; ma anche per numero di aziende (oltre 45.000) e percentuale di biologico sul totale (9 per cento) come suolo. Oltre il 61 per cento degli oltre 8.000 comuni italiani vanta almeno una azienda agricola biologica. Si ravvisa inoltre una vera e propria rinascita del settore dopo anni di crisi, che testimonia semmai un approccio maturo al bio, e per così dire, con un occhio rivolto al futuro e alle nuove prospettive.

Infatti il settore bio è più giovane, mediamente (il 22,2 per cento contro il 9,9 per cento delle aziende agricole ordinarie è gestito da giovani fino a 39 anni), più istruito (con il 16,8 per cento di laureati, contro il 6,2 per cento delle aziende convenzionali), più “tecnologico e connesso” (le aziende informatizzate sono il 15,6 per cento delle bio e il 3,8 per cento delle ordinarie). Nell’ultimo anno le aziende bio sono cresciute del 3 per cento, mentre addirittura del 12 per cento quelle zootecniche.

Inoltre le aziende biologiche presentano una superfice agricola utilizzata (Sau) di 47,5 ettari, contro i 33 di quelle convenzionali ed un reddito migliore. Il segreto? Costi correnti più bassi (32 per cento sulla produzione lorda vendibile, contro il 38 per cento delle aziende normali) e ricavi maggiori (67,9 per cento contro 61,8 per cento). In definitiva, un modello che risparmia sia sull’ambiente che sul portafogli, diventando una fonte non solo di reddito aggiuntivo, ma pure di minori costi.

E sono proprio le aziende biologiche a utilizzare "meglio" i finanziamenti pubblici, buona parte dei quali infatti sono costituiti da misure di sviluppo rurale (secondo pilastro) e non da pagamenti della Politica agricola comune (Pac). Segnale quindi che stanno camminando su obiettivi di sviluppo sostenibile e che un domani cammineranno con le proprie gambe.

Ma anche i canali di vendita bio hanno visto dal 2005 una vera e propria esplosione: raddoppiate le aziende che vendono direttamente i propri prodotti, o ancora le mense e gli agriturismi; addirittura quadruplicati i Gruppi di acquisto solidale (Gas). Una rinascita che viene da lontano, e che sulla scena internazionale, conferisce all’Italia una direzione "giusta" di sviluppo a tutela del proprio patrimonio di valori e di identità.

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