il Punto Coldiretti

Lotta all’obesità, gli Usa puntano sull’alimentazione

“Diamoci una mossa” potrebbe essere un possibile slogan per sintetizzare lo spirito del nuovo rapporto dell’Amministrazione Obama sulla lotta all’obesità, con particolare riguardo a quella infantile. Lo studio americano si focalizza infatti non solo e non tanto sul semplice movimento fisico, che comunque va recuperato nelle scuole, ma soprattutto su una corretta alimentazione. E qui molto rimane da fare, in condizioni quasi pionieristiche.

I dati raccolti in almeno 3 decenni negli Usa sono preoccupanti. Un bambino su 3 è obeso o soprappeso (31,7%), e la probabilità che rimanga tale anche in età adulta è circa 10 volte quella di un bambino normopeso. Ma non sono solo i più piccoli a destare preoccupazione: arrivano circa 115.000 le morti annue premature dovute ad obesità, e la spesa annua federale per le infermità e condizioni patologiche derivanti dall’obesità (erano 40 nel 1998) ammonta a 150 miliardi di dollari. 

Ogni anno, un adulto obeso costa 1.429 dollari di spese sanitarie in più rispetto ad un cittadino normopeso, ed un quarto dei ragazzi dai 17 ai 29 anni viene escluso dalla leva militare a causa delle condizioni di peso eccessivo. L’obesità è inoltre il primo fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, ma anche di tutta una serie di patologie cardiache croniche, che negli obesi cominciano a manifestarsi già dai 21 anni di età.

Tra le annate 1976-1980 e 2007-2008 gli adulti obesi sono passati dal 15% al 34% ed i bambini ed adolescenti dal 5% al 17% (ma come detto, le cifre sono ancora più elevate se consideriamo  anche i soprappeso). Inoltre, l’obesità ed il soprappeso rappresentano un vero e proprio discriminante sociale, se è vero che ispanici e neri sono coloro più a rischio di soffrire di tale patologia: una sorta di marchio  che cade sugli indigenti e gli esclusi. Del resto vi sono svariate evidenze a supporto di un maggiore indice di massa corporea (IMC, che misura appunto il peso ideale per ciascuno) nei gruppi sociali meno dotati economicamente. 

Secondo lo studio, le principali linee guida da seguire sarebbero quattro: (1) dare un ruolo prioritario a familiari ed operatori scolastici/insegnanti; (2) fornire cibo salubre nelle scuole; (3) migliorare l’accesso a cibi salubri ed economici; (4) aumentare l’attività fisica. Ma sono pure state recuperate raccomandazioni anche per i privati, con particolare riferimento all’industria alimentare, che deve impegnarsi maggiormente nel produrre alimenti confezionati più sani rispetto a quanto fatto fino ad oggi.

Il Rapporto, prodotto dalla Task Force sull’obesità, si pone l’obiettivo di risolvere il problema dell’obesità infantile entro una generazione: programma ambizioso seppure non al di fuori della portata degli Usa, per i quali l’alimentazione risulta da sempre un aspetto delicato ma con enormi margini di miglioramento. La novità sta anche nelle modalità redazionali del Rapporto, che è stato prodotto sotto la più stretta collaborazione con 12 Agenzie federali e con oltre 2.500 commenti da pubblici esterni, come i cittadini, che si sono potuti appropriare in modo creativo della materia, dando suggerimenti spesso ripresi nel fascicolo. L’obiettivo è di tornare ad un 5% di bambini obesi entro il 2030.

Nel nostro Paese, Coldiretti si sta impegnando attivamente a supporto del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca per promuovere una maggiore cultura alimentare e stili di alimentazione più sani, per andare verso obiettivi simili a quelli del Governo Usa: del resto, il problema ci riguarda da vicino: in Italia il livello di bambini soprappeso è simile a quello statunitense, con circa il 36% sul totale.

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