il Punto Coldiretti

Miele senza polline, negli Usa falsi 3 barattoli su 4

Più di 3 barattoli su 4 di miele venduti negli Stati Uniti sarebbero in realtà “non miele”. La notizia fa davvero impressione e porta alla luce un commercio globale a dir poco “opaco”. Da quanto si apprende infatti dalla Associazione Americana dei Produttori di Miele, la maggior parte di quello prodotto negli Usa sarebbe addirittura “senza polline” – che è un ingrediente principale del miele – perché il prodotto verrebbe fortemente filtrato.

Dietro a questo processo, le ragioni sarebbero di esclusivo interesse commerciale: nascondere ai consumatori americani che la maggior parte del miele venduto è cinese; il polline infatti “traccia” l’origine del miele stesso, permettendo di risalire a dove è stato raccolto. Ma la qualità che ne risulta nel prodotto finale lo porterebbe a essere declassato dalla maggior parte delle agenzie per la sicurezza alimentare su scala globale: questa l’accusa della rivista cha ha commissionato le analisi.

Del resto, la stessa Food and Drug Administration -preposta ai controlli – riconosce che un miele senza polline semplicemente cessa di essere miele. La ultra-filtrazione – tecnica con la quale il miele viene privato del polline – è un procedimento ad alta intensità tecnologica, che riscalda il miele e lo annacqua e, sottoponendolo a pressioni estreme, lo priva del polline. La difesa di alcune industrie è stata che questa particolare tecnica di trasformazione permette di avere un miele fluido, omogeneo e particolarmente chiaro di colore; inoltre, la durata del prodotto sarebbe più lunga.

Le analisi hanno anche evidenziato il ruolo chiave dei Farmers’ Market: il luogo in assoluto migliore per trovare miele vero, con polline, prodotto direttamente dagli agricoltori. E gli apicoltori hanno dichiarato che le tradizionali tecniche di filtrazione permettono di eliminare scorie, cere e detriti, lasciando intatto il polline.

Europa, dibattito in corso

Il problema è solo americano? Non sembra proprio. Avendo condotto test anche in alcuni paesi europei, si scopre ad esempio che tutti i campioni di miele greco erano assolutamente privi di polline. Non così quelli dall’Italia, Ungheria, Nuova Zelanda. In base alla direttiva europea sul miele, la privazione del polline impedisce non solo la localizzazione geografica, ma anche la possibilità di rintracciare le varietà vegetali impiegate. Sempre in base alla Direttiva del 2001, “qualora il filtraggio porti all’eliminazione di una quantità importante di polline, è necessario informarne correttamente il consumatore con un’appropriata menzione sull’etichetta.”Di fondo, è fatto divieto di “eliminare il polline” (Allegato II).

Miele Ogm e contaminazione crociata

Negli ultimi anni uno dei contenziosi irrisolti in Europa riguarda la natura stessa del polline, che ha visto la Commissione opporsi alla Corte di Giustizia Europea. La linea attuale è che il polline sia una parte importante del miele, e come tale, a norma del Reg.(CE) 1829/2003, debba essere indicato se “contiene organismi geneticamente modificati”.

Il problema nasce dopo che un apicoltore tedesco, il cui miele era stato contaminato da polline Gm di campi confinanti, si chiedeva – preoccupato dei possibili contraccolpi commerciali – come etichettare correttamente il proprio miele.

Il caso del miele dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che in campo aperto diventa quasi impossibile separare e confinare le coltivazioni Gm in modo da impedire contaminazioni accidentali. Sarà necessario quindi trovare tutti gli strumenti giuridici e legali per risolvere questo problema di fondo, senza usare raggiri lessicali per impedire con cavilli l’uso e l’importanza delle “clausole di salvaguardia”. Raggiro che già oggi sta avvenendo: ancora una volta la Corte di Giustizia Europea vorrebbe impedire agli Stati nazionali di esercitare la loro sovranità sulla coltivazione nelle specifiche situazioni locali, mettendo al bando il ricorso alle clausole di salvaguardia e impedendo che vengano considerati aspetti centrali come la biodiversità, la libertà imprenditoriale e una corretta e trasparente informazione ai consumatori.

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