il Punto Coldiretti

Olio ucraino contaminato, nuove polemiche

La Commissione Europea interviene sul caso di contaminazione di olio di girasole ucraino sconsigliandone il consumo (insieme a quello di oli alimentari che nel prodotto finale ne contengano una quantità maggiore del 10%). Uno sconfinamento nell’attività di valutazione del rischio che in realtà sarebbe di competenza dell’Efsa, che  è stata comunque sollecitata ad esprimersi in proposito.

Lo scorso 28 aprile la Commissione Europea aveva infatti richiesto all’European food safety authority un parere scientifico circa la contaminazione da oli minerali che ha interessato partite di olio di girasole ucraino. I primi risultati delle analisi dell’Agenzia hanno sottolineato come si tratti di un olio ad alta viscosità (non di un olio diesel) e quindi come il rischio sia il più basso possibile, senza conseguenze pericolose per la salute pubblica, fermo restando che la presenza di tali residui è assolutamente indesiderata negli alimenti e non ammette giustificazioni. I funzionari della Commissione avrebbero avuto difficoltà a contattare le autorità ucraine responsabili, a causa del periodo di festività della Pasqua Ortodossa. Nello stesso tempo, una prima polemica nascerebbe dal fatto che l’Efsa abbia dato comunque prime indicazioni senza avere ottenuto tutti i dati necessari.

L’olio contaminato è stato scoperto grazie al sistema europeo di allerta rapida Rasff (Rapid Alert System for Food and Feed), raggiunto mentre stava per raggiungere diversi Paesi oltre all’Italia, tra cui Spagna, Francia, Olanda e Gran Bretagna. La Food Authority avrebbe chiesto immediatamente dati aggiuntivi relativamente all’origine della contaminazione e i suoi esperti stanno tuttora conducendo una valutazione dei dati per assistere la Commissione e le Autorità incaricate della gestione del rischio. Sono attesi aggiornamenti non appena nuovi dati saranno disponibili.

Dopo le iniziative unilaterali di blocco della mozzarella da parte francese, questa volta è stata la Spagna tramite il proprio ministero della salute a bloccare le importazioni e a consigliare ai consumatori di non acquistare in via precauzionale olio di girasole, qualunque provenienza avesse, e contro i principi di ritiro del prodotto in base alle prassi europee di tracciabilità. La Spagna dipende per il 71% del proprio consumo di olio di girasole dalle importazioni dall’Ucraina, secondo quanto reso noto dall’Ufficio per il Commercio nazionale.

Questi fatti dimostrano chiaramente come la situazione europea, che dovrebbe assumere un profilo integrato dal punto di vista della gestione del rischio, procede ancora una volta con logiche di livello nazionale contro le aspettative di mercato interno unico. Rimane quindi ancora molto da fare. Ma ci si rende sempre più conto che non si può sacrificare la sicurezza alimentare, appiattendola sulla mera rincorsa dei costi più bassi. Se non a rischio di continui allarmi e di continue emergenze.

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