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Primo caso italiano del virus Schmallenberg, le raccomandazioni agli allevatori

Primo caso italiano di virus Schmallenberg, la malattia che da qualche mese sta interessando gli allevamenti del Nord Europa (capre e pecore soprattutto, molto raramente i bovini), causando diminuzione della produzione di latte, febbre, diarrea nel bestiame, oltre a malformazioni nei nuovi nati.

In particolare, i momenti di maggiore vulnerabilità sarebbero tra il 28° ed il 36°, fino al 50° giorno nella gestazione delle pecore e tra il 75° ed il 110° giorno nei bovini. Tali dati hanno indotto i ricercatori di Efsa ad attendersi che casi di infezione possano avvenire tra aprile e novembre, quando zanzare e altri culicoidi  possono diffondere il virus.

Dal momento che il periodo di gestazione medio di 150 giorni per le pecore/capre e 280 per i bovini, ci si dovrebbe attendere il picco di casi tra dicembre e febbraio e per i vitelli con deformazioni, tra marzo e maggio.

Secondo le prime analisi, il virus ha negli animali un decorso spesso subclinico e senza segni apparenti, salvo in zone in cui le mandrie non abbiano sviluppato in precedenza anticorpi specifici. Non ci sarebbe, invece, nessun problema per l’uomo

La trasmissione di questo tipo di virus avviene di solito attraverso insetti come zanzare le ed è quindi considerata “indiretta”, ma non è al momento esclusa la trasmissione diretta (da animale ad animale, anche transplacentare).

Come suggerito dall’Istituto zooprofilattico Caporale dell’Abruzzo (Centro di referenza nazionale), qualsiasi sospetto dovrà comunque essere tempestivamente comunicato da parte del Servizio Veterinario competente all’Ufficio III della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari e al Centro di Referenza Nazionale per lo Studio e l’accertamento delle Malattie Esotiche degli animali (CESME), presso l’Istituto "G. Caporale".

Sempre su suggerimento dell’Istituto Caporale, gli allevatori devono prestare particolare attenzione soprattutto nel periodo di attività dei vettori, dalla primavera all’autunno riguardo: manifestazioni febbrili di bovini e ovicaprini; calo della produzione lattea; possibile coinvolgimento della sfera genitale di animali gravidi: natimortalità, malformazioni, aborti; patologie di categorie professionali a contatto con gli animali (allevatori, veterinari, ecc) specialmente nei confronti di quelli importati dalle zone interessate dalla circolazione del virus.

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