il Punto Coldiretti

Scatta l’obbligo dell’etichetta d’origine sulle carni di maiale, agnello e capretto

Dal 1° aprile entra in vigore anche in Italia il nuovo Regolamento che impone l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. E’ il risultato della lunga battaglia della Coldiretti per la trasparenza, che giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta Europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani.

Per essere certi di portare a casa prodotto al 100 per 100 tricolore, occorrerà scegliere la carne con la scritta “origine Italia” poiché sta a significare che tutte le fasi, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione si sono svolte sul territorio nazionale. Si completa un percorso iniziato circa 15 anni dall’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell’emergenza “mucca pazza” con il regolamento Ce 1760/2000 che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione.
 
Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di consiglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in Italia due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri l’eventuale obbligo dell’origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione Europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri. 

Il Reg. 1337/2013 prevede le casistiche specifiche, di permanenza in un determinato Paese e di peso raggiunto dall’animale, per poter indicare in etichetta qual è il luogo di  allevamento e di macellazione.
Per tutte le specie, l’indicazione “ORIGINE ITALIA” può essere utilizzata solo se l’animale è nato, allevato e macellato in Italia.

Per i suini, l’indicazione “ALLEVATO IN ITALIA” può essere utilizzata solo se:
1) L’animale viene macellato sopra i 6 mesi ed ha trascorso almeno gli ultimi 4 mesi in Italia;
2) L’animale è entrato in Italia ad un peso inferiore ai 30 kg e viene macellato ad un peso superiore ad 80 kg;
3) L’animale viene macellato ad un peso inferiore ad 80 kg ed ha trascorso l’intero periodo di allevamento in Italia.

Per gli OVI-CAPRINI, l’indicazione “ALLEVATO IN ITALIA” può essere utilizzata solo se:
1) L’animale ha trascorso almeno gli ultimi 6 mesi in Italia;
2) L’animale viene macellato sotto i 6 mesi ed ha trascorso l’intero periodo di allevamento in Italia.

Per il POLLAME, l’indicazione “ALLEVATO IN ITALIA” può essere utilizzata solo se:
1) L’animale ha trascorso almeno l’ultimo mese in Italia;
2) L’animale viene macellato sotto 1 mese di età ed ha trascorso l’intero periodo di ingrasso in Italia.

Se più pezzi di carne, della stessa specie animale o di specie diverse, corrispondono a indicazioni di etichettatura diverse e sono presentate nella stessa confezione al consumatore o a una collettività, l’etichetta dovrà indicare:
1) per ciascuna specie, l’elenco dei relativi Stati membri o Paesi terzi;
2) il codice della partita che identifica le carni fornite al consumatore o alla collettività.
Per le carni macinate e rifilature, in deroga alle prescritte modalità di indicazione del Paese di allevamento e macellazione, può essere utilizzata l’indicazione «Origine: UE», qualora le carni macinate o le rifilature siano prodotte esclusivamente con carni ottenute da animali nati, allevati e macellati in più Stati membri.
 
“Questa positiva novità introdotta dall’Europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare però che “la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli”. L’Italia che nell’alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari – ha precisato Moncalvo – deve essere capofila nell’Unione Europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell’Expo.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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