il Punto Coldiretti

Succo di arancia, dopo aumento percentuale frutta ora va assicurata l’origine

Se l’aumento della frutta contenuta nella “aranciata” è sicuramente una buona notizia, seppur a rischio di essere vanificata dal rinvio della norma all’iter di notifica comunitaria, bisogna comunque vigilare perché il passaggio da 12 al 20% di succo non significhi un proporzionale aumento delle importazioni dal Brasile (dove è ammesso il carbendazim, un pesticida vietato in Europa). Vanno promossi accordi con l’industria per garantire l’italianità delle arance, come attualmente fanno alcuni marchi, e assicurare l’obbligo dell’origine in etichetta.

Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (Fda) ha già respinto diversi lotti di succo di arancia concentrato dal Brasile proprio per la presenza di carbendazim, un antifungino illegale negli Usa. Ma recuperiamo il quadro complessivo della vicenda.  A gennaio 2011, la Fda – dopo una valutazione del rischio congiunta con l’Environmental Protection Agency (Epa) – aveva notificato la presenza di lotti di succo di arancia contaminati con carbendazim. Pur non intraprendendo azioni sui succhi già presenti in commercio (i rischi per la salute umana erano ritenuti non immediati), si è riservata comunque di impedire l’ingresso di nuovi lotti sul mercato, qualora risultati positivi alla sostanza.

Ma in Europa il carbendazim è ammesso come residuo a livelli diversi da quegli degli States: la concentrazione limite nei prodotti tollerata dall’Ue è di 100 ppb (10 volte oltre quello Usa). Quindi potremmo tranquillamente trovare nei nostri supermercati il succo brasiliano proibito negli Stati Uniti. In particolare, il succo concentrato è quello più contaminato da carbendazim, ed è proprio quello che viaggia nei tratti intercontinentali per esigenze di spazio e comodità.

L’Epa ha dichiarato che in concentrazioni al di sotto delle 80 parti per miliardo (ppb) questo funghicida non è pericoloso per la salute umana. Ciononostante, non sono state ammesse concentrazioni oltre i 10 ppb. I produttori brasiliani della Brasilian Citrus Exporters Association hanno chiesto di aumentare il livello di tolleranza a 60 ppb e di distinguere tra succo concentrato che contiene residui maggiori del fitofarmaco e succo al 100%.

A questo punto è probabile che dal Brasile (primo produttore al mondo di succo d’arancia) verrà esportato negli Stati Uniti solo succo non concentrato, che in genere rientra nei parametri, mentre ci sarà uno stop per quello da diluire. Diversi marchi statunitensi hanno già dichiarato di essere alla ricerca di nuovi produttori mentre è probabile un incremento dell’export brasiliano di succo concentrato verso l’Europa, che ad oggi è il primo acquirente.

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