il Punto Coldiretti

“Tassando i cibi spazzatura si dimezzano gli infarti”

Diminuire del 50% i casi di decessi in Europa dovuti a problemi cardiovascolari è più che mai possibile. A sostenerlo sono gli esperti della European Association for Cardiovascular Prevention & Rehabilitation che in un editoriale pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology indicano la strada da seguire per raggiungere questo ambizioso risultato.

Le malattie cardiovascolari rappresentano attualmente la principale causa di morte nel Vecchio continente; più di 4,3 milioni di decessi e una spesa di oltre 130 miliardi di euro a carico dei Servizi sanitari nazionali sono cifre che richiedono una seria riflessione. Secondo gli esperti dell’Eacpr, le principali cause sono da attribuire al cibo spazzatura, il cui consumo porta obesità e sovrappeso, con rischio che nel tempo si sviluppino di patologie cardiovascolari (anche il fumo e uno stile di vita sedentario giocano un ruolo fondamentale).

Fino ad oggi gli sforzi per affrontare il problema si sono concentrati per lo più sulle campagne d’informazione dei nutrizionisti e degli esperti di alimentazione che, pur avendo portato a risultati incoraggianti, si sono rivelate più idonee a cambiare gli stili di vita dei singoli più che della popolazione in generale. Questo perché fattori come istruzione e reddito incidono fortemente nelle scelte alimentari.

In generale – e i dati di Eurobarometro lo confermano – sono i soggetti con la migliore istruzione e con il reddito più alto a dimostrarsi più sensibili alle tematiche legate alla sicurezza alimentare, mentre le classi meno abbienti, sia per necessità che per scarsa istruzione, sono quelle più soggette a prendere decisioni sbagliate con l’acquisto di prodotti non salutari, magari sulla spinta di quei messaggi pubblicitari che fanno leva proprio sulla scarsa consapevolezza di questa fascia di consumatori.

Bisogna allora – sostengono gli esperti – operare a un livello di governo dei singoli Stati, in modo da sensibilizzare l’intera popolazione attraverso la promozione di stili di vita più sani e a contrastare fortemente le diete poco salutari, il fumo, l’inattività fisica e l’eccessivo consumo di alcolici. Questo obiettivo si potrebbe raggiungere tassando i prodotti ricchi di zuccheri o di grassi, come del resto si è già fatto – o si sta cominciando a fare – in alcuni Stati membri (tra cui la Danimarca), utilizzando i proventi per incentivare il consumo di frutta e verdura anche attraverso sussidi.

Ma occorrerebbe pure una maggiore regolamentazione della pubblicità, limitando quella del cibo spazzatura; attualmente, per ogni euro speso in campagne a favore della salute, l’industria spende dieci volte tanto per promuovere prodotti non salutari. Certo, qualcuno può obbiettare che così lo Stato ostacolerebbe la libera scelta dei cittadino, ma se le aziende non hanno responsabilità per la salute della popolazione, i governi invece devono farsene carico, se non altro per evitare una ulteriore crescita dei costi della sanità pubblica.

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