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Virus Schmallenberg, studio dell’Efsa ma la Commissione Ue smorza i toni allarmistici

E’ stata pubblicata una relazione dall’Efsa – la quarta da febbraio ad oggi – nella quale l’Authority europea fornisce la propria valutazione scientifica sul virus Schmallenberg (Sbv) e sui relativi effetti verso la produzione, la salute e il benessere animale.

Da quando il virus è stato segnalato per la prima volta lo scorso anno nella cittadina tedesca dalla quale prende (provvisoriamente) il nome, sarebbero 3.745 gli allevamenti di otto Stati membri che hanno fatto registrare casi. Secondo l’ Efsa (che per effettuare la valutazione ha confrontato la percentuale di aziende agricole con casi di Sbv in rapporto al totale di aziende per Regione o Stato Membro), l’impatto della malattia non supera il 4% per gli ovini e il 2% per i bovini.

Per quanto riguarda invece le modalità di trasmissione, attualmente non esiste nessuna prova dell’esistenza di qualsiasi altra forma diversa da quella transplacentare o dalle rotte trasmesse da vettori. Proprio le recenti indagini entomologiche avrebbero identificato l’Sbv in campioni di moscerini pungenti del gruppo “Culicoides obsoletus”; sono tuttavia necessari dati più completi e armonizzati prima di giungere ad una conclusione certa.

A causa della scarsità di dati non è ancora possibile al momento ipotizzare se il virus sia in grado di sopravvivere al prossimo inverno. In caso affermativo Efsa prevede che il Sbv riemerga verosimilmente tra metà aprile e fine maggio 2013, con probabilità che l’eventuale focolaio infettivo possa essere di dimensioni simili a quelle del 2011.  Le zone più a rischio sarebbero le regioni non colpite in precedenza, a sud e a est delle zone precedentemente interessate.

In ogni caso, si tratta di dati che devono essere interpretati con la massima cautela perché i livelli ai quali la relazione fa riferimento dipendono dalle normative nazionali vigenti, dal livello di consapevolezza delle parti in causa e anche dalla capacità dei singoli Stati membri in materia di diagnostica.

Nelle conclusioni l’Efsa propone una serie di raccomandazioni dirette ad incentivare la ricerca per colmare le lacune che sono state individuate nei dati, assicurando che intanto continuerà la propria azione di monitoraggio e di analisi dei dati trasmessi dagli Stati membri per fornire ulteriori relazioni in tempi brevi.

Nel frattempo, una dichiarazione rilasciata dalla Commissione europea e dalle principali organizzazioni europee dei veterinari tende a smorzare i toni allarmistici. Nella nota si afferma come si sia registrato un impatto molto minore del virus sulla produzione zootecnica, confermato anche dalla netta diminuzione del numero di malformazioni nelle nascite di vitelli e agnelli. Secondo i dati citati il virus ha colpito lo 0,002% della popolazione dei ruminanti sensibili all’interno dei Paesi membri.

Sulla base delle nuove relazioni, la Commissione esorta i Paesi che hanno adottato misure restrittive nei confronti delle importazioni di latte, carne ed embrioni dall’Ue ad eliminarle perché non sarebbero pienamente giustificate dal punto di vista scientifico.

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